In questi giorni la vita politica crotonese è stata sconquassata da due avenimenti piuttosto rilevanti. La decisione di azzerare la giunta ha provocato non pochi malumori, ed abbiamo visto nascere addirittura un nuovo gruppo consiliare per mano di alcuni fuoriusciti dalla maggioranza. Tuttavia, le vere notizie sono altre due: la decadenza della consigliera Cimino e la “stoccata” lanciata da Turino a De Luca. Andiamo per ordine.

Manuela Cimino venne eletta nel 2016 nelle fila dei Demokratici, ma già lo scorso anno annunciò il passaggio al gruppo misto. Visti i motivi personali e lavorativi (sacrosanti, e sui quali non si dovrebbe discutere) che la tengono lontana dal consiglio comunale, questo ha deciso di votare la decadenza della consigliera, che appesa la notizia si è lanciata in un lungo post su Facebook. Oggi lavora fuori città.

Situazione simile quella di Rori De Luca, assessore all’urbanistica nominato solo nel 2017 e tacciato di presunta incompatibilità. Messa a posto la sua condizione nei confronti del Comune di Crotone, l’avvocato è rimasto in carica fino alla fine di gennaio 2019, quando annunciò le sue dimissioni. Oggi pubblica le sue arringhe contro l’amministrazione, e pare abbia fondato un “movimento”.

In entrambi i casi, parliamo di due persone – sicuramente valide e preparate – che sono state “scelte” proprio tra le fila di chi adesso criticano. Sia la Cimino che il De Luca infatti hanno usufruito del placet dei Demokratici, che li ha portati a ricoprire due incarichi specifici, rispettivamente di consigliere e di assessore.

Accettando i rispettivi incarichi, sapevano bene a cosa andavano in contro. Perché lo hanno fatto, se sapevano che non si sarebbero trovati bene? Perché hanno accettato di sedere tra le fila di chi ora criticano? Sicuramente, per una questione di convenienza. Di tornaconto, quanto meno ipotetico. O forse, c’hanno creduto davvero di poter fare la differenza? Sarà.

Certo, è quanto meno curioso che ci si definisca soggetti “liberi” dopo aver accettato un tale compromesso. Ma nella vità si può anche sbagliare, ed è sempre meglio tornare sui propri passi che continuare, testardamente, a sopravviere grazie agli aiutini dei potenti di turno.

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