Leggo in queste ore che nel 2025 potrebbe vedere la luce il primo motore di ricerca completamente europeo. Il progetto ha già un nome – EUSP – ed è attualmente seguito da due importanti realtà del vecchio continente, Qwant (francese) ed Ecosia (tedesca). Per chi non lo sapesse, si tratta di due motori di ricerca che stanno avendo un notevole seguito nei rispettivi paesi di appartenenza, pur basandosi fondamentalmente su risultati di ricerca forniti da Google (come la quasi totalità dei motori di ricerca “alternativi” disponibili al momento).
Le due aziende avrebbero dunque deciso di unire le forze non solo per creare un portale di ricerca nuovo, ma anche un vero e proprio algoritmo. Un search engine basato in Europa, che a ben vedere non è proprio un’idea nuovissima. Per i “vecchietti del web” come me è impossibile non ricordare progetti come Quaero o Seekport, o come il progetto nostrano Istrella, che è ancora in attività. Il problema sarà quello di eguagliare le potenze di ricerca e indicizzazione dei colossi americani, e non è detto che ciò possa riuscire nel giro di qualche mese.
Ma… accolgo con molto favore il progetto. C’è bisogno di staccarsi – definitivamente – dalla dipendenza tecnologica che di fatto attanaglia tutto il mondo occidentale, alla quale si contrappone (con scarso successo) il blocco eurasiatico, che da anni ha un suo universo di motori di ricerca, social network e sistemi di messaggistica. In mezzo ci siamo noi, europei, italiani, che non facciamo a meno di Whatsapp ma strizziamo l’occhio anche a Telegram, che usiamo i social dell’universo Meta (e non solo) ma navighiamo anche su VK o Ok, e ci lasciamo spesso abbindolare dalle “libertà” di certe app di messaggistica cinesi (così come dai loro ecommerce).
In questo marasma, un punto nostro è d’obbligo. Come siamo riusciti a sviluppare ed “imporre” (gradualmente) l’uso del sistema Galileo in alternativa al GPS americano ed al GLONASS russo, sarebbe anche ora di sviluppare nuove tecnologie autonome sia per i motori di ricerca che per i social network, così come per le app di messaggistica. E così via dicendo, per una vera indipendenza tecnologica in un’era in cui la tecnologia è già fondamentale ed insispensabile, e verso un futuro in cui – volenti o nolenti – lo sarà sempre di più.
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