Oggi, nel corso dei principali telegiornali, sono state trasmesse le aberranti e pericolose affermazioni di diversi esponenti politici della Lega (ma non solo), in merito al processo sul caso Open Arms che vede come primo indagato Matteo Salvini. Non servirà fare un ripasso di ciò che accadde: in capo al suo ministero, Salvini bloccò lo sbarco della ong ed è ora accusato non solo del reato di sequestro di persona – che dubito resisterà – ma anche del più concreto rifiuto di atti d’ufficio, in cui sostanzialmente, al netto delle idee politiche, si accusa un ministro di non aver fatto, deliberatamente, ciò a cui era tenuto (che dovrebbe comunque essere super partes, ma vabbè).
Grave la presenza, in piazza, di diversi altri ministri ed esponenti del governo. Non tanto per le attestazioni di solidarietà e vicinanza, ma specialmente per la tesi supportata dai leghisti: Salvini avrebbe fatto ciò che gli ha chiesto il suo elettorato, e questo non può essere un reato se è quello che chiede “il popolo”. Un’ignornaza plateale, squisitamente leghista, pronunciata anche questa in aperta malafede: perchè un ministro rappresenta le istituzioni italiane, non il partito di elezione, e nel suo ruolo rispetta la volontà dell’elettorato all’interno del governo, non di sua spontanea iniziativa.
Tutte queste parole – starnazzate al vento da poche persone, che sono pur sempre troppe – fanno il paio con quelle ancor più imbarazzanti dell’avvocato difensore di Salvini, l’oramai evergreen Bongiorno, che si è sperticata in una arringa degna di nota: dalla ong che “bighellonava” e che si sarebbe rifiutata di sbarcare altrove (cosa notoriamente falsa) agendo deliberatamente per far “cadere” Matteo Salvini. Fin qui è tutto normale, rientra nel gioco politico. Ma ad un certo l’avvocata si è lasciata andare ad una frase preoccupante, quando ha affermato che non vanno scambiate le “pretese” con i “diritti”.
La stessa cosa che si diceva quando si parlava dei diritti delle donne, che erano solo frivole pretese. O dei diritti dei neri d’america, anche quelle mere pretese. O degli indiani nella decolonizzazione. E così via. Ci voleva solo un altro esempio, l’ennesimo, a ricordarci che la logica classista, ancora oggi, si permette di bighellonare con la legge senza alcun pudore. E purtroppo in Italia ha dei degni rappresentanti.
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