Anche i più strenui sostenitori di Israele (qualunque cosa voglia dire) in queste ore stanno in silenzio. I principali quotidiani nazionali, che hanno sempre dato ampio risalto al vittimismo di stato promosso da Bibi, si limitano a dare la notizia: Israele sta bombardando anche in Libano.
Se da una parte l’Unione Europea è unita – o per lo meno finge di esserlo – nel condannare con una insolita forza le “aggressioni armate” ai confini di uno stato sovrano come l’Ucraina, non è altrettanto compatta nel difendere un paese particolare come il Libano, dove da anni sono in corso operazioni militari del vecchio continente.
Chi vuole dimostrarsi preparato, inizierà con i soliti distinguo. Ci ripeterà che sono questioni “diverse”, conflitti “differenti”, senza però rispondere alla semplice domanda: perchè continuiamo a permettere che Israele bombardi mezzo medio-oriente? Oggi a scrivere queste cose si passa per antisemiti: d’altra parte non viene ascoltata neppure la voce delle centinaia di migliaia di israeliani (in patria ed all’estero) che chiedono la fine del conflitto.
Vale sempre, a questo punto, la chiara illustrazione di fine secolo (1899) di René Georges Hermann-Paul, disegnatore molto apprezzato nell’ambiente anarchico, antimilitarista e pacifista dell’Europa pre-guerra. Una sola vignetta, con una scena speculare: se ad uccidere siamo noi, è civilizzazione. Altrimenti, è una barbarie.
Oggi questo concetto continua ad esistere ed a polarizzare la nostra percezione del mondo. A dimostrazione che non è assolutamente vero il tanto declarato “stato di diritto”: questo diritto vale a fasi alterne. Dipende da chi lo esercita.
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