Questa mattina a Crotone è arrivato l’esercito. Lo aveva promesso il commissario per la bonifica Errigo, che da mesi ha avviato una lunga interlocuzione con le forze dell’ordine per far redigere una nuova (ennesima) relazione sulla situazione e sullo stato dei fatti.
Partiamo dal presupposto che l’arrivo dei militari (Esercito e Carabinieri) riguarda un aspetto puramente tecnico. Questi non arrivano con camion e ruspe per iniziare i lavori, ma vengono per cercare di capire le criticità che fino ad oggi hanno bloccato i lavori. Il loro obiettivo è fornire un parere “vincolante” (nel migliore dei casi) per partire.
Ma partire per cosa? Questa mattina abbiamo avuto – finalmente – la prima timida ammissione del sindaco Voce, che ha aperto al trasferimento dei rifiuti nella discarica di Columbra. Come saprete, tale discarica nacque proprio per ospitare le scorie della bonifica, ma negli anni venne parzialmente riempita dai rifiuti comuni. Fino ad oggi, però, si è sempre agitato lo spauracchio del “trasferimento fuori regione”.
In realtà tale circostanza era stata già esclusa alla firma della conferenza dei servizi, quando nel 2019 (proprio al fine di far partire il POB 2) si scrisse nero su bianco che le scorie sarebbero state trattate tramite capping. E dunque interrate in situ, magari proprio sotto all’ex area industriale, o trasferite nella vicina discarica di Columbra e nell’ipotetica area di Giammiglione.
Chi oggi non ricorda questo passaggio mente. Spudoratamente. Anche se il Comune, almeno formalmente, ha provato a vincolare il trasferimento dei rifiuti industriali tramite il PAUR (condiviso anche da Provincia e Regione), è emerso che nessuno vuole questi rifiuti. Non ci sono discariche in Italia adatte a queste scorie. Vanno interrate.
Questo dunque prevede il piano di bonifica, e questo prevedeva fin dall’inizio. Dobbiamo ora capire che cosa speravamo di ottenere, in questi anni di “lotta” contro Eni, dalla quale ora il primo cittadino pretenderebbe, a titolo risarcitorio, 150 milioni per l’interramento delle scorie.
Non sappiamo come andrà a finire la questione, ma pare certo che l’intervento dei militari non potrà che suffragare la tesi del cane a sei zampe. Da qui l’ammissione del sindaco, che ha tentato di porre delle condizioni dicendosi disponibile ad un dialogo. Dialogo che abbiamo rifiutato per anni, e che ora ha il sapore, più che di una sconfitta, di una plateale presa per il culo.
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