Ieri mi è capitato di fare un salto a Roma dopo tanti anni. Ma davvero tanti, non ricordo più neppure l’ultima volta che c’ero stato. Probabilmente nel 2014 (mi pare), e dunque 10 anni fa. Un abisso.
Prima di partire, come mio solito, mi sono studiato la zona e la mappa per gli spostamenti. Tutto programmato e pianificato con largo anticipo, ricordandomi tutte le volte che in passato un autobus si è fermato nel bel mezzo della corsa o che la metro saltava in continuazione. Mettici pure che è lunedì, non si sa mai.
E invece, appena arrivato mi sono trovato in un’altra città. O perlomeno, per le zone che ho visitato, è andato tutto estremamente liscio. In particolare, Tiburtina… era un altro mondo. Che mi ricordi c’era un enorme cavalcavia che copriva la visuale sul Verano: ora è tutto a campo largo. Spazioso. Enorme.
Purtroppo non era una visita di piacere, e dunque anziché andare verso il centro sono finito verso l’area industriale. Eppure, sono arrivato e ripartito in perfetto orario. Come programmato da casa. Senza neppure un minuto di ritardo. Ed è andata a finire che ho pure avuto modo di godermi una mezz’ora abbondante di attesa prima di imbarcarmi di nuovo per casa.
La cosa mi sembra ancora assurda e incredibile, visti anche gli anni passati a leggere dei disservizi e dei problemi della città. Ieri sembravano ricordi lontani. E mi pare giusto evidenziarlo.
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