Si parla ancora del naufragio di Cutro, e lo si fa ancora in modo volgare ed approssimato. Questa volta le parole sono quelle del viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Edmondo Cirielli, ospite a Crotone su invito di Confindustria nell’ambito di un incontro per “approfondire i temi, i programmi e le attività promosse dalla Farnesina nel campo della cooperazione internazionale“.
Incontro di difficile comprensione, visto il campo di interesse specifico del viceministro in quota Fratelli d’Italia. E di fatti non stupisce che il suo sproloquio si sia basato interamente sui temi cari al Governo, uno su tutti quello dell’immigrazione.
Ed è tutto un insieme di banalità ed ovvietà: “è dimostrato statisticamente che più aumentano le partenze illegali nel Mediterraneo, più ci sono morti” afferma Cirielli, che è come dire che è dimostrato che più si guidano auto più ci sono incidenti.
E ancora: “l’Africa è un grande continente ricco di risorse, di materie prime, di possibilità di approvvigionamento energetico e per questo fa gola a molti, a partire dall’Occidente, ma anche a Cina e Russia“, e che quindi è necessario “far crescere l’Africa con infrastrutture, valorizzando il capitale umano, in cambio delle risorse che possono servire all’Italia“.
Una fiera di banalità che si conclude poi con un accenno al naufragio, le cui colpe vanno assegnate in egual modo “alla Turchia che ha fatto partire una nave senza controllo, dalla Grecia che non è intervenuta a vigilanza, da Frontex che non ha fatto bene il suo dovere e agli scafisti hanno fatto una brusca manovra facendoli morire“.
Fuggire dalle responsabilità è un atteggiamento caro a tanti politici (indipendentemente dalla parte che rappresentano), ma qui Cirielli fa di più: fa un volo pindarico abnorme, disconoscendo il fenomeno migratorio di cui vorrebbe far scuola, ripetendo come un pappagallo un copione preimpostato e diffuso ai vari sodali di partito.
Il problema, semmai, è che la narrazione posta da Cirielli potrebbe finire per diventare una verità. Perché si sa, ripeti una bugia mille volte… alla fine ci si crede. E di fatti dal copione è stato omesso il mancato intervento della Guardia Costiera, già scagionata a priori. Al momento ci sono due inchieste in corso, e le speranze di arrivare ad un punto di svolta sono molto basse.
E se la bugia ripetuta da Cirielli è un problema, nasconde anche un rischio ben più grande: quello dell’autoassoluzione. Non della politica, del governo o dei vari partiti. Bensì della società, incapace di reagire ad eventi tragici come questi e disinvogliata a chiedere giustizia.
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