Le campagne esasperate di Ultima Generazione stanno facendo molto discutere, ma come al solito anziché cogliere il senso delle lotte e delle proteste, ci focalizziamo sul fastidio del gesto.
Daltronde, quando c’è uno sciopero a noi poco importa dei motivi che hanno portato i lavoratori ad incrociare le braccia: anzi, che ci frega? A noi importa solo dei disservizi, dei ritardi, delle complicazioni. Solo di noi stessi.
Allo stesso modo vengono trattati questi giovani attivisti, che con modi poco ortodossi stanno cercando di sensibilizzare, a modo loro, sui pericoli del cambiamento climatico. E come al solito, anche le loro azioni vengono lette come fastidi, come vandalismi, come turbamenti di quiete non necessari.
Oggi non c’è stato telegiornale che non abbia ripreso “l’attacco” al Senato, imbrattato con un po’ di vernice. Il coro unanime della politica e dell’opinione pubblica si è subito schierato contro gli attivisti, che sono stati arrestati (!) e rischiano persino un processo. Parliamo di minorenni incensurati, che al pari di tanti altri manifestanti vengono trattati in modo sempre più brutale e aggressivo dalle autorità.
Quello che sorprende, però, è che nessuno cerca il dialogo con questi ragazzetti forse un po’ esasperati e catastrofisti. Si parte subito con i tentativi di repressione, con lo scherno, con le manette. Nessuno prova a fare l’avvocato del diavolo, nessuno prova a dire che in fondo hanno ragione, perché sono un corpo estraneo. Per la difesa del clima basta una sfilata e qualche foto, non servono questi gesti.
Anche l’ambientalismo ha subìto un forte greenwashing, e l’urgenza di cambiare approccio rimane un argomento latente, quasi secondario. Eppure il punto sta tutto li: consumiamo troppo, sprechiamo troppo, inquiniamo troppo. Forse siamo anche troppi, per questa terra.
Finché tali argomenti non si affronteranno concretamente, avremo sempre esaltati e catastrofisti, prepper e messianici, perché l’apocalisse e la fine del mondo è una paura innata dell’uomo che trova spazio anche in menti così giovani. Menti che però andrebbero ascoltate e con le quali varrebbe la pena discutere, anziché stigmatizzare e sbattere in prima pagina come dei criminali.
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