Ultimamente il classico atteggiamento da padre-padrone di certi “imprenditori” sembra essere più tollerato, e non pare generare più scandali o discussioni collettive. L’epidemia e la crisi hanno trasformato gli imprenditori (nuovamente) in eroi, a scapito però dei lavoratori, sempre più mortificati e sottomessi
Perché se è vero che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, noi siamo ancora qui a farci la guerra di classe. Non riuscimento mai ad ammettere a noi stessi che il lavoro è frutto dell’unione di imprenditoria e lavoratori: ogni volta qualcuno si sentirà in diritto di arroccarsi il merito come esclusiva.
E questo merito e sempre più incollato agli imprenditori nostrani, divenuti una sorta di marchetta da esibire nei talk-show serali con la loro aria indignata e le loro difficoltà. Il problema però è che a furia di sentire le stesse cose, si finisce per ripeterle a pappagallo. Anche in realtà dove il lavoro lo cercano un po’ tutti, senza trovarlo.
È il caso di una città come Crotone, dove di gente inoccupata ce n’è fin troppa, e dove ogni giorno c’è chi chiede un posto di lavoro indipendentemente dall’età. Diciamolo subito: anche a Crotone esistono gli scansafatiche. Ma ciò non vuol dire che manca la gente volenterosa e disponibile a lavorare. E basterebbe vedere il numero di candidature che raggiunge ogni annuncio su Indeed, per capirlo subito.
Insomma, in una città dove i lavoratori disponibili sono sicuramente molti, compaiono annunci come quello che vedete in foto (e che trovate ancora online). Annuncio dove è scritto testualmente, in maiuscolo: “astenersi sindacalisti e fan del reddito di cittadinanza“. Una sola riga che in genere finisce per trovare l’approvazione dei destrorsi, ma allontana ogni lavoratore con un minimo di dignità personale.
Perché cosa ci si può aspettare da un posto di lavoro dove si mettono le mani avanti fin dalla preselezione, affermando che non si vogliono “sindacalisti”? L’idea è che sia un posto dove fai quello che ti dice chi comanda, punto. Dove lavori e basta, senza “sindacare” su nulla. E te lo fai andare anche bene.
Sta tornando, in soldoni, l’idea dei lavoratori sottomessi. Come se già non fossimo abbastanza sottomessi ad un sistema economico che ci ha impoverito e continua a sottrarci anche le briciole. Come se non fossimo già schiavi di paghe misere (al di sotto dei mille euro) per lavori a tempo pieno. Adesso all’imprenditore di turno non resta che capitalizzare anche quel che resta del nostro tempo, senza sindacare.
Magari l’imprenditore che ha pubblicato l’annuncio è una brava persona. Non lo metto in dubbio. Ma quell’annuncio è scritto male. È terribile. È pessimo. Ed è indice del cambiamento in atto, che porterà i diritti dei lavoratori ancora più in basso: non più un compromesso per sopravvivere, bensì un ricatto, da accettare senza condizioni ed a tutto vantaggio di chi lo propone.
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