Almeno da due giorni i principali telegionali nazionali (in particolar modo sulla Mediaset, con almeno un servizio ad ogni tg) ci stanno facendo delle menate assurde sul rave party di Modena. Ogni rave sembra sempre il primo da raccontare, con tanto di inviati che si presentano sul posto per porre le solite domande sulla droga.
Pagine di pessimo giornalismo nazionale, prono allo scoop pronto ed incapaci di approfondire la questione, men che meno prendere le parti di chi è accusato di chissà quale oltraggio o illegalità.
In tutta questa vicenda, però, è il caso di notare come il primo provvedimento in assoluto del neo-governo Meloni sia di carattere repressivo. Non una novità, visto che la destra ragiona così da sempre. La novità invece sta nella vaghezza del testo presentato, che parla genericamente di riunioni non autorizzate con più di 50 partecipanti.
Se questo è il livello delle leggi che proporrà il governo, stiamo freschi: testi come questo sono praticamente inconsistenti, nel senso che nel giro di breve saranno modificati e riscritti. Impossibile pensare che un testo così vago possa essere un decreto legge, e di fatti le critiche già si sprecano.
Resta però l’amarezza di un primo provvedimento punitivo, restrittivo e repressivo, che ha precedutto addirittura ogni altra priorità nazionale per qualche minuto di gloria. Come se i problemi dell’Italia fossero racchiusi in quel capannone abbandonato a Modena.
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