Dopo mesi di travaglio, diversi trattamenti ed una apparente quanto inevitabile morte definitiva, il mio stephanotis floribunda pare essersi ripreso. I rami non asportati presentano tutti delle gemme, e nelle parti apicali sono già aperte le foglie nuove, le prime di questo 2022. Alcune foglioline presentano delle piccole chiazze scure, che tuttavia potrebbero non essere collegate alla malattia fungina, che si è arrestata e non ha intaccato i restanti rami.
Per fare un breve riepilogo, la pianta ha iniziato a star male lo scorso mese di aprile, quando ha accusato un evidente ingiallimento che ne ha interessato ogni ramo. Le foglie, dopo il cambio di colore, hanno iniziato a seccarsi (prevalentemente lungo i margini esterni) ed a presentare dapprima segni neri circolari, poi chiazze bianche secche. Che si trattasse di un fungo era chiaro, ma non saprei dire quale nello specifico.
Posso dire, però, come ho trattato la pianta. Ho effettuato una potatura drastica, rimuovendo decine di metri della ramificazione (ci ho riempito un saccone verde da giardinaggio da 120 litri): operazione necessaria per dare maggiore forza in un’area più contenuta evitando così sforzi drastici (e spesso fatali) per contrastare l’infezione. Successivamente, dopo un paio di giorni – il tempo che i tagli si chiudano e non risultino più umidi di linfa – ho effettuato una annaffiatura abbondante con una soluzione a base di zolfo (nel mio caso era un concime). In questo modo la pianta, già privata di numerose articolazioni, si sarebbe cibata di un “antibiotico” quanto più mirato possibile.
Trascorsi 10 giorni dalla concimazione, ho applicato del gel di silice sulle foglie rimaste, che seppur ingiallite e secche avevano smesso di cadere. Il gel di silice si utilizza per lo più contro le muffe, ma è valido anche contro alcune infezioni fungine: in alcune piante dal fusto morbido (come il gelsomino del madagascar) può essere spruzzato anche sulle parti lignee, in modo da farlo assorbire con più efficacia a tutta la pianta. Infine, preso dalla disperazione, qualche giorno addietro ho anche provato spruzzare sulla pianta un rimedio casalingo fatto di acqua e detersivo per i piatti, passato solo una volta ed in modo leggero.
Ci sono voluti due mesi abbondanti per veder riprendere la povera pianta – che lo ricordo, ha più di vent’anni – che al momento presenta gemme su tutti i rami rimasti. Alcuni apici sono già schiusi, ed anche se meno rampicante nel giro di questa estate tornerà a coprire la rete sulla quale poggia. Certo, non darà fiori per quest’anno (e spero che non gli venga in mente di provare a fare frutti) ma se solo si ristabilizzasse sarebbe una grande vittoria.
Per ora, penso di avercela fatta. Con buona pace di chi mi ha detto sbrigativamente di tagliarla e fottermene.
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