Con mille cose a cui pensare e di cui parlare, oggi, alla fine della giornata, ritengo più significativo un fatto del tutto casuale. Un nonsense, una cosa che può capitare ma in pratica non capita mai, e che in fin dei conti è la prima volta che mi capita di vedere.
Confusi? Andiamo con calma. Mentre tutti si affannano a scendere sul lungomare, io faccio il tragitto opposto e vado verso il centro. Dove non c’è nessuno, e dove poter passeggiare con calma anche per un’ora abbondante con il cane. Ed è una trafila di giovani e meno giovani tutti agghindati che vanno a godersi il loro giro, da soli o in compagnia, a piedi o in auto.
Due ragazzine non facevano eccezione. Tutte preparate scendevano verso i locali, parlando del più e del meno con tono alto, quasi sgraziato. Ci mancava poco che urlassero, ma sapete com’è: farsi sentire è un’arte. Nell’esatto momento in cui una delle due ha ribadito tutto il tempo passato a sistemarsi i capelli, ecco che accade una irreparabile tragedia.
Non una cacàta d’uccello, peggio: un uovo. Un piccolo uovo – forse di tortora, ipotizzo per il colore scuro e tendente quasi al blu – che è stato per chissà quanto tempo adagiato sui rami dell’unico garrubo in una fila di lecci, è scivolato colpendo in testa quella povera disgraziata. Che ovviamente, come immaginerete, è saltata dalla paura cercando di darsi una spiegazione all’accaduto.
È il caso, certe volte, ad essere l’unica spiegazione. E colpisce con un tempismo impressionate, quasi matematico. Dopo aver ipotizzato che qualcuno le avesse tirato addosso quell’uovo – perché in fondo anche la tesi del complotto è un po’ innata – la stessa si è rassegnata alla sgradevole casualità dell’evento, pulendosi alla bella e meglio e continuando la sua discesa verso il lungomare.
In vita mia ne ho viste di cose, ma la caduta di un uovo da un albero di città che colpisce in piena testa una passante… è la prima volta. Ed è forse un monito, un avvertimento, al fatto che nella vita più di ogni altra cosa conta l’attimo, nel bene e nel male.
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