Chi l’avrebbe mai detto: nelle carceri i poliziotti picchiano i detenuti. Si tratta di una notizia che pare abbia sconvolto il paese, quando in realtà è un comportamento sistematico, che però ignoriamo dato che non sempre escono dei video in merito.
Questa volta però un video inequivocabile è uscito, e l’ha pubblicato il giornale Domani. Non so come abbiano fatto ad averlo, certo è che il titolo è quanto mai azzeccato: “Ora che c’è il video nessuno può più ignorare il pestaggio di stato“. E così sarà.
Dalla mole di commenti, di prese di posizione, di interventi pubblici, si è alzato un polverone che difficilmente si abbasserà nell’arco di qualche settimana. Le carceri sono da tempo argomento di dibattito per la politica ed a livello popolare, e questo argomento basta ed avanza per alimentare un dibattito storico e quanto mai snobbato: la violenza nelle carceri.
Una scoperta dell’acqua calda, dato che è un argomento generalmente affrontato in un certo ambiente musicale (come qui o qui). Ecco che certe espressioni prima definite “musicali” o “esagerazioni” prendono improvvisamente forma in quel video. E tutto quello che poteva sembrare una licenza poetica si concretizza.
La vita di un agente di penitenziaria non è facile, ma neppure quella del detenuto lo è. Aldilà di ogni considerazione, queste immagini svelano quell’atto arbitrario della rappresaglia (anch’esso già affrontato da un certo ambiente musicale), bestiale, brutale dei pestaggi in carcere. Dove tutto è sommario, dove nulla importa, dove si colpisce nel mucchio con la connivenza di tutti.
Un tema che abbiamo già affrontato più e più volte, in questo paese. Ma ogni volta che esce fuori, sembra sempre la prima volta.
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