Oggi ho ricevuto un messaggio inaspettato, che portava purtroppo brutte notizie. Telediogene ha smesso di trasmettere, ha chiuso. Non esiste più. Dopo oltre quarant’anni, chiude la prima e storica emittente televisiva locale. E conclude la sua storia nel peggiore dei modi: dimenticata da tutti.
Che la situazione non fosse rosea era ormai chiaro da tempo, essendo oramai diversi anni che si parlava di un possibile rinnovo della società e di un cambio di passo. Cambio mai avvenuto, nonostante le varie “attenzioni” riposte da pseudo-imprenditori e novelli politicanti. Tutto caduto nel vuoto.
Il lento declino dell’emittente era in fondo ormai chiaro ed inevitabile: è passata dall’essere un punto di riferimento ad un punto trascurabile, messo in secondo piano dai tanti competitor moderni. Competitor già nativi digitali, che non hanno sopportato il costo e le difficoltà del passaggio dall’analogico.
In fondo, basta chiedere ad un giovane se ha mai visto un telegiornale su Telediogene, se ne sappia il numero del canale o se si sia mai accomodato su quei divani di Via Risorgimento. Un salotto aperto a tutti, nel quale parlare e discutere francamente. E che da oggi non esiste più.
Fa male vedere tutto l’impegno messo che va letteralmente in fumo. Anni di trasmissioni, approfondimenti, di storia locale, svaniscono così nel nulla. Quella che dovrebbe essere un’importante memoria collettiva condivisa, viene lasciata morire come se niente fosse. Un disinteresse che ha contraddistinto la lenta agonia dell’emittente, che si è ritrovata più sola che mai proprio in questi anni difficili.
Ci sarebbe tanto da dire, da aggiungere. Resta l’amaro in bocca per una parabola che sembra accomunare un po’ tutte le iniziative autonome, che a fronte di grandi sforzi non fanno altro che concludersi nel silenzio e nel disinteresse.
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