Nel corso preparativo alla deontologia giornalistica viene fatto esplicito riferimento alla pubblicazione di contenuti scabrosi e cruenti: questi non vanno pubblicato, in quanto non aggiungono informazioni alla notizia in se ma servono solo ad attirare i lettori. Eppure, oggi è successo esattamente questo.
A partire dal primo pomeriggio, buona parte dei giornali online hanno pubblicato un filmato registrato dalla telecamere di sicurezza della funivia sul Mottarone, a Stresa, dove si vede la dinamica dell’oramai noto incidente. Un video presentato come esclusiva (!) del Tg3, che in breve ci siamo trovati ovunque.
Il filmato è stato ripreso anche dai media locali, e qualcuno non si è fatto troppi scrupoli a ripubblicarlo, tagliuzzarlo, applicare watermark e filtri, addirittura cercando di coprire i volti di quei poveri disgraziati che hanno perso la vita in una maniera straziante. Ma ormai sono passati giorni, settimane. Poco importa delle vittime.
Quello che è importato, oggi pomeriggio, è stato guadagnare un po’ di share dalla condivisione di quel video. Un video che oramai era di pubblico dominio, e che dunque nell’arco di qualche ora tutti avremmo visto e cercato. E sopratutto, sul quale si sarebbe dibattuto a lungo.
Ecco che alcuni giornalisti – molti, moltissimi – si tramutano in avvoltoi, e fanno il gioco dei click, e non hanno il coraggio di dire no ad una pratica che è sconsigliata e recriminata dallo stesso ordine, che dimostra la sua inutilità standosene comodamente in disparte. Oggi va così: le notizie devono girare, bisogna fare visualizzazioni, e se avete avuto un periodo drastico ecco che arriva il video di una strage a farvi riguadagnare un po’ di ossigeno.
Pubblicare quel video, nonostante i voli pindarici di qualcuno, era inopportuno. Come è inopportuno dare ampia diffusione a contenuti del genere, che non apportano nulla al lettore e che vengono subiti passivamente quasi come un riflesso: anche perché al giorno d’oggi potete trovare video di stragi un po’ ovunque, in rete, dal passato recente a quello più datato.
Il discorso, però, non è sulla cruenza o sul fatto che prima o poi sarebbe uscito: il punto riguarda il fatto che l’evento si trasforma così in profitto, indipendentemente che voi lo guardiate o meno.
Funziona così. Ma è inevitabile chiedersi se sia giusto, sopratutto in occasioni del genere.
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