Nella giornata di ieri sono venute fuori due notizie indicative su com’è fatta l’Italia. Due notizie completamente differenti, che riguardano questioni e periodi storici distinti, ma che concordano entrambe nel finale, ossia nel mettere al palo il giusto.
La prima notizia, giunta in ordine cronologico, riguarda la querela per diffamazione presentata da Gian Luca Pecchini, direttore dimissionario della nazionale cantani, contro Aurora Leone, la giovane comica che aveva denunciato un episodio di sessismo proprio in occasione della partita.
Un episodio che è difficile da inquiadrare nonostante la sua semplicità. L’evento non si è fermato, è stato boicottato da pochi, e si è finito per sminuire il tutto come una cosa di poco conto. In fondo, si può pure sopportare un po’ di sessismo se è per beneficienza, o no?
Ecco, come se non bastasse succede che non solo parte la gogna per chi denuncia (la parte lesa, la ragazza), ma anche la querela. Perché il suo denunciare un episodio apertamente discriminante avrebbe leso l’immagine ed il prestigio del Pecchini.
Una situazione grottesca, che capovolge il quadro a favore di un gruppo di soggetti incapace di chiedere semplicemente scusa e passare oltre. Altro che beneficienza: evidente è una questione che riguarda più il proprio tornaconto, che non l’aiuto tanto propagandato.
Questa era la prima notizia per la quale si poteva già chiudere con l’amaro in bocca. Ma l’ultimo giorno di maggio ha deciso di regalarci anche un altra sorpresa: la scarcerazione – con 45 giorni di anticipo – di Giovanni Brusca. Una cosa che sarebbe comunque successa, ma che è stata fatta succedere proprio a ridosso delle tanto care celebrazioni istituzionali.
Il flash era trapelato inizialmente dall’Espresso, per poi prendere il largo nel web nell’indignazione generale. L’attentato di Capaci, oltre 150 omicidi ammessi, il famoso episodio di scioglimento nell’acido, ma anche la finta collaborazione per depistare le indagini. Nonostante ciò, anche Brusca può tornare libero.
C’è poco da aggiungere, in questo quadro. Un quadro che dimostra come ci troviamo ancora in un paese fermo, dove ù ggiùstu paga ppù peccatùri. Dove chi denuncia è il problema.
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