Se in città il fango ha causato non pochi danni, nelle campagne la situazione è ancora piuttosto drammatica. A distanza di oltre due settimane dall’alluvione lampo, i terreni sono ancora zuppi ed impraticabili.
La campagna è una di quelle cose che non si tiene mai in considerazione dopo una calamità naturale, ma forse è proprio li che si registra il dramma maggiore.
Perché in campagna, e nello specifico di Crotone le contrade nord e sud, ma anche le frazioni, c’è stato anche un tributo in termini di vite, con animali morti ed ancora sommersi dal fango.
Chi può, si adopera per conto suo senza aspettare soccorsi o aiuti. C’è chi si affretta a raccogliere frutta e verdura prima di vederla marcita, chi recupera i mobili bagnati lasciandoli sotto al sole.
E poi c’è chi fa la conta delle perdite. Non solo materiali. Bisogna contare gli animali rimasti in vita e cercare gli altri, prima che si decompongano.
Conigli, galline, oche, cani, gatti, capre, addirittura mucche. Sarebbe rischioso lasciare tutto li, in attesa di agire con un escavatore che non arriverà prima dell’anno nuovo.
E qundi tocca fare tutto a mano. Tocca affondare nel fango, scivolare, mettere un piede in fallo e prendere una storta ogni due passi. Tocca affondare le mani per liberare le radici degli alberi, per evitare che soffochino.
Tocca sentire certi odori, individuare carcasse, legarle alla buona e trascinarle via. E poi che si fa? Poi “se la vedono loro”, mi dicono. Forse le bruceranno. Forse le smembreranno. Forse chiameranno l’Asp. E chi lo sa, forse recupereranno il salvabile.
È questo, il dramma del fango. Non solo quello che abbiamo visto in tv e sui giornali, dove il fango è un fastidio da eliminare con i netturbini. Qui il fango “uccide” in tutti i modi.
Perse le coltivazioni, ammollati interi terreni coltivati a frutto, chissà quanto raccolto verrà abbandonato per impossibilità a raggiungere il campo.
Bisogna salvare il salvabile, o in qualche giorno la natura farà il suo macabro corso.
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