Da quanto tempo di prospetta e si promette la “rinascita” della città? Quella che sembra essere una prerogativa della politica degli ultimi anni è in realtà un biàs immancabile, un concetto che fa capolino fin dall’antichità: già nell’800 si giurava di voler far rinascere la città di Cotrone, riportandola “ai fasti dell’antichità” (concetto ancora oggi molto presente nel dibattito pubblico) e, a guardar bene, parole simili si leggono in numerose lettere ancora prima, attorno alla metà del ‘700, negli anni dei grand tour e delle prospettive che offrivano.
Sono passati dunque più di due secoli, e le idee di rinascita e “ribalta” si sono infrante costantemente come onde sugli scogli. Quasi fosse il loro destino naturale.
Tuttavia, senza spenderci in inutili parole sui partiti politici, sui movimenti e sull’associazionismo degli ultimi anni, c’è un fatto curioso da tenere a mente. In epoca repubblicana, ossia da dopo la seconda guerra mondiale, già il primo sindaco di Crotone, Silvio Messinetti, si promise nel 1946 di far rinascere la città, e, a suo dire, ci riuscì a distanza di qualche anno. Nel 1952 infatti scrisse un lungo articolo, pubblicato su un periodico dal nome inequivocabile, Rinascita, dove spiegava il successo delle sue iniziative.
Di seguito, riporto integralmente l’articolo pubblicato il 4 aprile del 1952, che è stato recuperato con il minuzioso e prezioso lavoro della Biblioteca Gino Bianco:
Sforzo costante dell’amministrazione democratica di Crotone è stato quello di far divenire davvero il comune il centro di ogni iniziativa di lavoro e di progresso, facendo di esso il centro non solo dell’ordinaria amministrazione, ma la guida di qualsiasi iniziativa nel campo sociale, morale, culturale.
Basterà ricordare l’attivo intervento del comune nel convegno agrario tenutosi a Crotone nel 1947 contro il latifondo, e il contributo dato alle Assise per la Rinascita della Calabria, svoltesi anch’esse a Crotone.
Quanto, nel marzo 1946, l’attuale amministrazione fu chiamata a prendere le redini del comune dal suffraggio del 73% dei votanti, essa comprese le responsabilità e l’impegno derivanti da quella votazione quasi plebiscitaria. La situazione economica e finanziaria del comune era, come si può immaginare, caotica e quasi fallimentare. Si puntò perciò subito sul risanamento finanziario, con l’assistenza di una Commissione tributaria consultiva, creata nel giugno ’46 e composta da operai, impiegati, artigiani e piccoli imprenditori. È stato così possibile procedere a una generale revisione dei redditi per l’imposta di famiglia. Sono stati esonerati dal pagamento dell’imposta le famiglie iscritte nell’elenco dei poveri, i pensionati, i capi di famiglia permanentmente o saltuariamente disoccupati, sono state applicate detrazioni a favore delle famiglie numerose, sono stati tassati al minimo impiegati, operai e piccoli produttori, mentre i grossi proprietari terrieri per la prima volta sono stati chiamati dall’amministrazione democratica a contribuire adeguatamente al risanamento del bilancio comunale. Nella classe abbiente si è incontrata una viva resistenza. Sono stati messi in atto reclami, espedienti e manovre di ogni genere. Esempio tipico delle poco chiare ingerenze del potere esecutivo nella vita amministrativa degli enti locali, è questa lettera con cui l’On. Marrazza, allora sottosegretario agli interni, rispose il 29 marzo ’49 ad una richiesta del sen. Roberto Lucifero: “Caro Lucifero, sono molto spiacente di doverti informare che il Prefetto di Catanzaro, da me interessato, per tuo desiderio, al ricorso del sig. Trocino di Crotone, lo ha bensì esaminato con particolare benevolenza, ma non ha potuto accoglierlo, perché i motivi addotti dall’interessato per ottenere la sospensione del pagamento dell’imposta di famiglia iscritta a ruolo non sono, a suo avviso, legalmente fondati. Dolente di non poterti dare notizie migliori, ti saluto con cordialità. Tuo, Marrazza”.
Tuttavia, malgraddo questi interventi, la politica contributiva applicata dall’amministrazione democratica di Crotone ha raggiunto i positivi risultati documentati nelle cifre che seguono:
1) un operaio, stabilmente occupato, paga 426 lire all’anno di imposta di famiglia: al barone Berlingieri è stato accertato un reddito di 200 milioni, cui corrisponde un’imposta annua di 28 milioni;
2) l’imposta di famiglia dà un gettito corrispondente ad oltre il 37% di tutte le entrate ordinarie del comune;
3) le famiglie iscritte a ruolo per il pagamento dell’imposta sono solo il 44% di quelle iscritte all’anagrafe;
4) due sole famiglie pagano la metà di tutto il gettito complessivo dell’imposta: 14 famiglie pagano l’80% di tutto il gettito, 100 famiglie pagano il 99% di tutto il gettito;
5) 3.000 famiglie pagano il restante 1%;
6) le imposte dirette rappresentano ben il 73% delle entrate complessive;
Mentre il governo ha oramai, in materia di tributi, specie per ciò che riguarda la finanza locale, il chiaro orientamento di alleggerire le imposte dirette, di lasciare mano libera alle amministrazioni per quelle indirette, di colpire non la ricchezza ma il consumo, l’amministrazione di Crotone è riuscita a resistere alla tendenza di risolvere i propri problemi finanziari gravando sulle imposte di consumo. Pur avendo la facoltà di applicare le imposte di consumo su nuove voci non comprese nella tariffa legale, l’amministrazione si è sempre mantenuta nei limiti della tariffa legale, sia nel numero delle voci che nella misura dell’aliquota.
Il risanamento finanziario ha fato la possibilità di svolgere un’ampia politica di lavori pubblici nell’interesse degli amministrati. Il problema fondamentale per lo sviluppo di Crotone era quello del nuovo acquedotto. Questo problema è stato affrontato e risolto.
I lavori, che erano stati iniziati nel 1947-1948 con la captazione delle sorgenti e l’esecuzione delle opere sui tratti montani più duri e difficili, hanno urtato poi contro le incomprensioni e la lentezza burocratica della Cassa del Mezzogiorno, entrata nel frattempo in funzione. Solo nel novembre del ’50 il ministro Campilli si decideva a visitare la Calabria e a discutere il problema con gli amministratori locali. Nel gennaio del ’51 la Cassa del Mezzogiorno ha finanziato il resto dei lavori progettati e non ancora eseguiti. Nuove manovre sono state poi messe in atto per affidare la sorveglianza di questi lavori all’Ente Sila, notoriamente “raccomandato” dal governo. L’asta è stata indetta solo il 7 maggio, e la consegna dei lavori alla ditta vincitrice dello appalto è avvenuta solo alla fine dell’agosto ’51. Si è perso dunque un tempo prezioso, ma si è tuttavia in grado di annunciare che entro l’anno in corso l’acquedotto sarà completato.
Altro problema che si può dire risolto è quello della ricostruzione del molo Porto Nuovo. Lavori per un miliardo e 239 milioni sono stati già eseguiti e resta da compiere solo la ricostruzione dell’ultimo tratto.
La carenza di alloggi a Crotone, città che in pochi anni, per il sorgere di importanti stabilimenti industriali, ha visto quasi raddoppiare la popolazione, si è manifestata negli ultimi tempi in maniera critica. Lo sviluppo dell’edilizia non ha seguito quello anagrafico. Le due principali società industriali, la Montecatini e la Pertusola, se hanno provveduto agli alloggi per i tecnici e i capireparto, non hanno affrontato che in modo del tutto inadeguato il problema degli alloggi sociali per le maestranze.
Sono sorti così e si sono ingranditi i quartieri del Carmine e della Marinella, costruiti da baracche fatte con pezzi di legno e con bande di lamiera. Oltre alle diverse migliaia di cittadini che vivono nelle baracche, altre migliaia abitano in ambienti malsani situati al di sotto del livello stradale nei rioni Pescheria e Purgatorio.
Interverrà lo stato, come sarebbe suo dovere? Comunque, appena approvato il Piano regolatore, che darà la possibilità di procedere ad espropri, l’amministrazione democratica – sempre che il popolo ne riconfermi la sua fiducia – farà di tutto per affrontare il problema.
Ad altre opere pubbliche si può qui appena accennare, come alla costruzione del nuovo palazzo comunale, alla sistemazione di strade e piazze, al mercato zootecnico e al mercato ortofrutticolo, al risanamento della frazione Papanice, alla municipalizzazione della nettezza urbana, ai nuovi impianti sportivi, ai servizi ospedalieri e scolastici.
Uno degli slogan di cui fa largo uso la propaganda avversaria è quello che Crotone sia stata esclusa da molte provvidenze governative perché retta da un’amministrazione socialcomunista. A costoro si può chiedere: che cosa hanno avuto di più e di meglio Catanzaro, Vibo Valentia, Nicastro, rette da amministrazioni democristiane? Il mancato investimento di capitali in province depresse come la nostra è dovuto alla politica generale del governo.
Va ascritto a merito e ad onore della Giunta democratica l’essere riuscita ad ottenere l’istituzione del Tribunale a Crotone. La richiesta, rivolta nell’aprile ’46 all’allora guardasigilli on. Togliatti, veniva pienamente soddisfatta il 1° luglio ’47 dal successivo ministro della Giustizia on. Fausto Gullo. Il comune si era dichiarato pronto a superare qualunque difficoltà finanziaria, a fornie gratuitamente i locali e l’arredamento di primo impianto e a sistemare in convenienti alloggi i magistrati e i funzionari del Tribunale. Le ingenti somme vennero sopportate dal comune con lo aiuto degli operai, degli impiegati e dei piccoli commercianti. Invece, i grossi agricoltori, i quali in una solenne adunanza tenuta in Municipio avevano formulato grandi promesse, all’ultimo istante si sono tirati indietro, dichiarando che non intendevano contribuire in alcun modo alle spese.
Si può ancora accennare, infine, all’istituzione del premio annuale “Città di Crotone”, dotato di un milione e destinato ad un’opera storico-letteraria riguardante il Mezzogiorno oppure ad un’opera di carattere tecnico-scientifico riguardante la Calabria.
Questo sguardo sommario alle realizzazione dell’amministrazione democratica potrebbe essere completato con un panorama delle provvidenze assistenziali e con l’esame della soddisfacente sistemazione del personale dipendente. Le ispezioni e le inchiesta, ordinate dal governo centrale, forse nella speranza di riuscire a colpire in qualche modo gli amministratori democratici, si sono concluse tutte col riconoscimento di una opera amministrativa ispirata unicamente al benessere popolare e al risanamento delle finanze.
Non vi è dubbio che, accanto all’approviggionamento idrico, al potenziamento degli impianti industriali e degli scambi commerciali marittimi e terrestri, accanto alla lotta contro il tugurio, uno dei pilastri della rinascita di Crotone resta il problema della terra. Una più giusta distribuzione della ricchezza, il prosciugamento degli acquitrini, la regolarizzazione montana delle acque e la loro utilizzazione a valle, la meccanizzazione e l’industrilizzazione dell’agricoltura sono obiettivi essenziali. Una riforma agraria vera e profonda è necessaria, anche se essa dovrà costare altre lotte, se si vuole che Crotone non resti soffocata dalla campagna che la circonda col peso della sua miseria e del suo abbandono. La prima pagina della nuova storia è stata scritta col sangue a Melissa: è interesse di tutti che l’opera sia proseguita e compiuta.
Parole che risuonano incredibilmente attuali, almeno per certi versi. Di una potenza antica e concreta, ma allo stesso tempo orientate al futuro e ad miglioramento sociale. “Sforzo costante“, inizia il comunicato, per “far divenire davvero il comune il centro di ogni iniziativa di lavoro e di progresso“. Una linea abbandonata, purtroppo, da tempo.
Oggi e domani i crotonesi sceglieranno il loro prossimo sindaco, al ballottaggio tra due candidati che promettono, entrambi, di “cambiare” e far “rinascere” la città. Due candidati che, allo stesso modo, hanno presentato programmi scarni, ridotti in 8 o 10 punti generici e di facile comprensione, e che puntano a diventare sindaci più nell’ottica del “cambio di rotta rispetto al passato”. E state pur certi che, alle prossime elezioni – che siano tra 5 anni o prima – ci troveremo, ancora, nella stessa condizione.
Con le stesse parole usate, oramai, da quasi tre secoli.
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