Se il degradamento del giornalismo italiano e calabrese sia cosa nota e dibattuta, questa continua perdita di credibilità e di affidabilità riguarda adesso anche testate serie, note per il loro rigore e la loro precisione. È il caso di LaC, che negli ultimi periodi risente molto di scelte editoriali azzardate e di articoli d’assalto un po’ forzati.
L’ultimo caso, dopo quello riguardante un presunto contagio di coronavirus collegato al Romolo Hospital (notizia falsa, smentita subito e che avrebbe causato problemi legali alla giornalista) puntualmente smentito e corretto, riguarda un articolo di oggi, e che già sta facendo molto discutere: quello sulla discarica di Celico e sul Parco della Sila.
Il comune di Celico infatti non si trova all’interno del parco, ed il giornalista (così come tutta la redazione) lo sa bene: nel titolo scrive “Benvenuti al Parco nazionale della Sila“, mentre l’articolo inizia con “I gabbiani alle porte del Parco nazionale della Sila“.
Già, alle porte. A circa tre chilometri di distanza dal “confine” del parco. Ma si sa: il titolo deve fare effetto. Deve attrarre lettori, deve farli cliccare, deve portarli all’articolo. Una piccola bugia è tollerabile, dato che alla fine siamo li.
Questo è un grave campanello d’allarme, che dimostra, ancora una volta, come si preferisca il sensazionalismo al racconto della verità. Cosa sarebbe cambiato, se nel titolo si fosse specificato che la discarica è alle porte del parco silano?
Una domanda alla quale non avremo risposta, e che in fondo rende chiaro come anche i network nuovi e innovativi, alla fine della fiera, si adeguano alle narrative tossiche e pretenziose.
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