Oggi è arrivata una notizia che, in un certo senso, ci si aspettava. O, per meglio dire, che molti lavoratori si aspettavano di sentire a seguito della chiusura forzata: arrivano i primi licenziamenti.
La prima azienda a darne notizia è il Bricofer, che lascerà a casa dodici dipendenti. È la seconda attivitò che chiude, dopo la vicenda Carrefour che ha visto un altro licenziamento massiccio di cinquatadue persone. Tutte aziende che lavorano vicino, dove mi ci andavo a rifornire quasi quotidianamente.
C’è da dire, per correttezza d’informazione (quella omessa, anche in questo caso, dai giornalisti locali), che il Bricofer navigava in cattive acque già dallo scorso anno, e che lo spettro della chisura era ben noto tanto ai dipendenti quanto ai clienti abituali come il sottoscritto. La chiusura causa coronavirus ha fornito dunque il colpo di grazia ad un’attività che pare fosse in chiusura definitiva già a gennaio. Non che sia una consolazione.
Anche perché questo “colpo di grazia” spetterà anche a tanti altri, in città. Chissà in quanti, anziché avviare le carte per la cassa integrazione straordinaria, faranno partire le lettere di licenziamento. Quante società cambieranno intestatari. Quanti lavoratori in nero rimarranno a casa nel silenzio generale.
È anche questo, lo scenario da valutare. Scenario che ha già mietuto, ufficialmente, altre dodici vittime, e che spinge chiunque ad allontanarsi quanto più possibile da un ambiente di lavoro come questo.
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