Non ci sono molte parole per descrivere quanto accaduto in Iraq in queste ore, dove si è passati dalle proteste dei giorni scorsi all’uccisione di Qassem Suilemani, generale iraniano colpito da un drone americano mentre si trovava in Iraq. Una situazione delicata e complessa, che rischia di deflagrare ulteriormente e con scenari attualmente imprevedibili.
Lascia di stucco la dichiarazione in merito all’ordine di morte, arrivata direttamente da Trump. Una scelta criminale e provocatoria, che ben si inserisce nella storia degli Stati Uniti d’America, e che appare come una scacchiera ben studiata: la presenza militare americana in Iraq impedirà grandi ritorsioni, e di fatto posizionerà gli USA in una posizione di vantaggio, perché sarà praticamente impossibile “rispondere al fuoco” senza scatenare un putiferio.
Suilemani, per i non addetti ai lavori, era un importante generale iraniano, e questo l’abbiamo capito. Ma che minaccia potesse rappresentare per l’occidente, per noi, resterà per sempre un mistero. Così come resterà un mistero l’azione preventiva portata avanti dagli USA, che hanno deciso di uccidere perché “sapevano di un imminente attacco”. Dichiarazioni al limite della fantapolitica, e che ricordiamo bene, visto il loro frequente utilizzo: ma dichiarazioni spesso false, infondante, un po’ come successe in Iraq.
Che pensare? Difficile prendere una posizione, ma certamente è grave l’operato degli Stati Uniti: un atteggiamento criminale, provocatorio, tristemente tollerato da buona parte dell’Europa.
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