Quest’anno la ricorrenza dei fatti di Genova ha un sapore più amaro del solito. Non tanto per le continue esternazioni monoverso, rivolte esclusivamente contro i rivoltosi, ma per la discussione in seno al decreto sicurezza bis. Pare infatti che sia stato introdotto un emendamento – tutto da votare ancora – proposto lo scorso aprile dall’esponente di Fratelli d’Italia Edmondo Cirielli, dal titolo inquietante: “Abrogazione degli articoli 613-bis e 613-ter del codice penale, in materia di tortura e istigazione del pubblico ufficiale a commettere tortura, e introduzione di una circostanza aggravante comune per i pubblici ufficiali“.
L’emendamento è ancora una mera perversione del povero Cirielli, che tuttavia verrà discussa e probabilmente bocciata. Il reato di tortura infatti è stato approvato, in Italia, solo nel 2017. Ed il fatto che la sua messa in discussione avvenga proprio nei giorni in cui si ricordano i tristi fatti del G8 di Genova, è un affronto grave. Gravissimo.
L’Italia è stata riconosciuta colpevole di tortura per i fatti del G8. La polizia ha sistematicamente prodotto prove false per giustificare i propri abusi, e ben 27 “servitori dello stato” sono stati recentemente condannati a pagare oltre tre milioni di euro di risarcimento. Soldi che non vedremo mai, e che non bastano a ripagare il sangue versato su quelle strade.
Sangue versato dai civili stesi a terra, inermi, e pestati sangue, senza motivo. Immagini brutali riprese e ben note, anche all’estero, che hanno messo in luce i vari tentativi di investimento dei manifestanti, o i vari poliziotti violenti infiltrati. La gestione dell’ordine pubblico più disastrosa che si ricordi, senza parlare della Diaz e di Bolzaneto, di cui forse ci siamo già dimenticati nel tentativo di santificare l’operato di quei pessimi servitori dello stato.
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