Il 18 Febbraio 1799, ovvero 220 anni fa, la città di Cotrone portò a compimento le prime elezioni cittadine della sua storia. Sembra una cosa da nulla, ma la nostra città fu’ tra le prime, in Calabria, ad abbracciare gli ideali giacobini, schierandosi nettamente contro la monarchia ed i Borbone.
Pochi giorni prima infatti, si era portata a compimento una vera e propria rivoluzione (definita “congiura”), e la città ed i suoi abitanti si dichiararono indipendenti dal Regno di Napoli ed appartenenti alla Repubblica Napoletana. Una differenza non da poco, dato che la neonata Repubblica garantiva dei diritti a tutti i suoi cittadini. Gli ideali francesi si diffusero rapidamente in tutto il martoriato Sud, tanto da costringere i reali alla fuga.
Tra gli ideali fondativi della nuova repubblica si trovavano dei temi incredibilmente attuali: l’uguaglianza tra cittadini, l’istituzione di fondi per i più poveri, l’abolizione di numerose tasse, ed anche il “taglio” di alcuni privilegi ai più nobili. Non c’è da stupirsi, dunque, se la causa venne appoggiata a furor di popolo, pur con numerosi eventi deprecabili e di violenza.
Tuttavia, tra le varie “rivoluzioni” si trovava la possibilità di votare ed eleggere i proprio rappresentati. Secondo le prime, fugaci direttive giunte da Napoli, ogni città avrebbe dovuto dotarsi di un numero di “deputati municipali”, ognuno con delle specifiche aree di competenza. Successe così che la prima elezione “per acclamazione popolare” si tenne il 6 Febbraio 1799, ma il numero di consiglieri eletti si rivelò insufficente.
Così, il 18 Febbraio 1799, la popolazione tornò in piazza per votare, sempre per “acclamazione e battito di mani”, il numero di consiglieri mancanti: dovevano essere otto in tutto. L’evento è così raccontato da Armando Lucifero: “La mattina di lunedì 18 febbraio, a 14 ore, corrispondenti alle 8 antimeridiane, il popolo fu congregato in pubblico parlamento, per eleggere i due nuovi deputati municipali”. Le elezioni si tennero in “Piazza del Vescovado”, ovvero l’attuale Piazza Duomo. Si tenga conto che la città, all’epoca, contava poco più di 3000 abitanti.
Venne così definito il primo “consiglio comunale” della città, con l’elezione di: Bartolo Villaroja, Giuseppe Suriano, Antonio Scarriglia, Girolamo Asturi, Luigi Demeo, Domenico Cirrelli, Francescantonio Lucifero e Francesco Zurlo. Cognomi ancora oggi attuali e frequenti.
Tra le prime decisioni della giunta ante-litteram, ci fu quella di distruggere il sedile dei nobili cittadino, per sostituirlo con il simbolo della rivoluzione francese: l’albero della libertà. Questo venne costruito rapidamente, ed ottenne anche la benedizione del vescovo.
L’effettiva durata del “governo cittadino” fu trascurabile, in quanto l’intero Sud fu oggetto della restaurazione borbonica che, nel sangue, riconquistò una dopo l’altra tutte le città insorte. Ma questa è un’altra storia, che verrà raccontata tra qualche giorno.
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