Nei giorni scorsi è molto piaciuto un vecchio post riguardo al pellegrinaggio per la Madonna di Capo Colonna, tradizione ben più antica della stessa effige che si è rinnovata di secolo in secolo, fino ai giorni nostri. Non posso che prendere la palla al balzo, ed approfittarne per rispolverare un altro tema molto caro alla popolazione crotonese: la fiera.
Si tiene puntualmente ogni anno nel corso della terza settimana di Maggio, ed è un appuntamento fisso per grandi e piccoli. Ben saldo nella memoria dei più anziani, sembra essere una tradizione consolidata e durevole, ed anche se ci fa innervosire per il traffico e per il casino che porta in città, un giro alle bancarelle non ce lo facciamo mancare.
Ma da quanto esiste la “Fiera della Madonna”? I commercianti, storicamente, hanno sempre “seguito” gli eventi religiosi, viaggiando per chilometri e chilometri per tentare di piazzare merci di importazione difficilmente reperibili. Già nell’antichità alcune importante feste religiose erano associate a dei grandi “mercati temporanei” dove poter trovare tessuti, spezie ed animali: si tratta di una consuetudine registrata in tutto il mondo.
Potremmo dunque dire che anche la fiera, così come il pellegrinaggio, esiste “da sempre”. Ma per fortuna abbiamo a nostra disposizione qualche informazione in più, che vale la pena riscoprire.
Come già detto, l’importanza “popolare” del culto della Madonna di Capo Colonna arrivò sul finire del ‘700, e nello stesso periodo si trovano i primi riferimenti alla “fiera della Madonna”. Anche la storica fiera annuale che si teneva a Crotone infatti acquisì il nome di “fiera della Madonna” solo nel tardo Regno di Napoli, verosimilmente a cavallo tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’800. Tuttavia, l’evento esisteva già da diversi secoli.
Della fiera cittadina si parla per la prima volta in alcuni scritti del 1444, dove ci riferiva ad una “fiera annuale” di grandi dimensioni che si teneva nel mese di Agosto poco fuori le mura della città (con tutta probabilità al Pignataro, o comunque nelle zone adiacenti, dove erano stati costruiti numerosi magazzini). A distanza di pochi anni, precisamente nel 1460, a seguito dell’ultimazione del Convento dell’ordine dei minimi di San Francesco di Paola con chiesa di Gesù Maria nei pressi dell’attuale località Sant’Antonio (struttura che si pensa essere ancora conservata, sottoterra), l’evento si spostò di qualche metro e prese il nome di “Fiera Gesù Maria“.
Divenne un evento di straordinaria importanza a livello locale, che si svolgeva nel mese di Aprile e durava per ben quindici giorni. Centinaia e centinaia di allevatori, contadini ed artigiani si trasferivano temporaneamente nel grande sterro che da località Acquabona giungeva fino alle mura di cinta in località Pignataro, e li si insediavano costruendo piccoli rifugi. L’area diventava così un’enorme mercato all’aperto, dove poter comprare animali, stoffe, vestiti, cibo, attrezzature, armi, strumenti e quant’altro. Recentemente, il Comune di Crotone ha rispolverato la storia di questa ricorrenza dedicandogli un evento commemorativo.
Con l’arrivo del nuovo secolo arrivarono anche le incursioni saracene sulle coste calabresi, e la portata della fiera, che si teneva fuori le mura della città e nelle vicinanze della costa, subì un drastico ridimensionamento. Il timore di essere derubati, o peggio ancora rapiti (come successe al famoso Uccialì) era ben giustificato, ed il rischio di perdere denaro, animali e strumenti faceva demordere chiunque. Per questo motivo, nel corso del secolo – non sappiamo bene quando – si decise di spostare la fiera in una posizione più protetta, nei pressi del Rivellino, subito sotto al Castello.
In questo lungo lasso di tempo, che proseguì fino ai primi anni del ‘600, l’evento perse il nome di “Fiera Gesù Maria” e tornò ad essere indicata solo come fiera. Subì un drastico ridimensionamento, e in diverse occasioni non si svolse proprio. Solo con il diminuire delle incursioni saracene la popolazione ricominciò ad uscire liberamente anche fuori dalle mura di cinta, e di conseguenza l’affluenza all’evento aumentò.
Nel tardo ‘600 venne nuovamente spostata poco al di fuori delle mura cittadine, sempre in località Pignataro, e di anno in anno riuscì a ricostruirsi un nome ed una fama: aumentava la partecipazione, aumentavano le merci. Svanita la paura delle incursioni navali, si fissò una nuova data per la fiera: la prima domenica di Maggio. Nel frattempo aumentava la fama della Madonna di Capo Colonna, della quale si raccontava essere riuscita a mettere in fuga proprio i turchi: questi infatti razziarono il promontorio di Capo Colonna, e non riuscendo a bruciare l’effige della Madonna la gettarono in mare. Pare che un pescatore, trovato il quadro, lo conservò fino al giorno della sua morte, quando decise di donarlo alla chiesa. Fu in quel periodo che la fama della Madonna di Capo Colonna aumentò smisuratamente, tanto da divenire, proprio in quegli anni, la protettrice della città.
Da li in poi i miracoli compiuti dall’effige aumentarono (ne parlo meglio qui), e la devozione popolare scavalcò tutti gli altri santi dell’epoca, come San Cosmo e Damiano, fino a quel momento i più amati dai crotonesi. L’evento fieristico, chiamato generalmente “fiera degli animali”, iniziò ad essere chiamato “Fiera della Madonna”, e pare che, fin quando esistevano le mura di cinta, venisse esposto un grande dipinto della Madonna a protezione dell’evento.
In quegli anni dunque, tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’800, si iniziò a parlare di “Fiera della Madonna di Capo Colonna”. L’evento fieristico si teneva tuttavia ancora la prima Domenica di Maggio, e solo successivamente, con l’istituzione canonica alla terza domenica, venne spostato in concomitanza con la festa religiosa. La fiera si teneva sempre tra località Acquabona e località Pignataro, e solo con l’abbattimento delle mura di cinta si avvicinò progressivamente alla città.
La fiera, dunque, è un evento che accompagna la città di Crotone da almeno cinque secoli. Sarà sicuramente usanza ben piu antica, ma le prime indicazioni a riguardo escono fuori “solo” attorno al 1440. Nel corso dei secoli ha cambiato nome, ha visto periodi bui e periodi floridi, ed ha cambiato anche locazione (seppur rimanendo grossomodo in una determinata zona). Eppure, è rimasta una costante nella storia della città.
Tra mille domande e dilemmi, non resta che chiederci se, allora come oggi, come ci si lamentava del
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