Ci risiamo. Esattamente ad un anno di distanza dal recente richiamo di Settembre 2015 di Angelino Alfano, Matteo Renzi torna a parlare del mitico Ponte sullo Stretto. Questa volta sembra fatta, “noi siamo pronti” ha infatti detto il PresDelCons, parlando addirittura di disponibilità economica e centinaia di migliaia di posti di lavoro. Uno scenario già visto, purtroppo. Nulla di nuovo all’orizzonte.
L’opera infatti è da diversi anni un must: ogni governo che si sussegue ne fa almeno una menzione, e si ripropongono progetti, idee, nuove pensate e rendering, modellini e progetti 3D. E’ una storia controversa, tipicamente italiana, che va avanti dal 1876 (con le prime volontà nell’unire la Sicilia al continente) ma che ha radici ben più lontane. Se vi va di approfondire, Il Post ha riassunto bene la storia. Inutile dire che i proclami si sono susseguiti nel corso del tempo, ma non se n’é mai fatto niente.
Ma la dichiarazione di Renzi, oltre a sembrare una cosa da “campagna elettorale” (come hanno notato in molti), ha anche un’altro aspetto, più politico: serve a prendere tempo.
Ne ha infatti parlato durante la cerimonia dei 110 anni di attività della ditta Salini-Impregilo, la stessa ditta che vinse l’appalto per i lavori del ponte (che dovevano partire nel 2011, poi nel 2013, e alla fine sono stati bloccati). La ditta avviò una causa nei confronti dello stato, verso il quale risulta creditrice di 790 milioni di euro, e più volte ha dichiarato che se si iniziassero i lavori del ponte sarebbe disposta a ritirare la causa.
Oltre a questa grande cifra che lo stato potrebbe ritrovarsi a pagare, ci sono poi tutti i soldi “regalati” alla controversa società Stretto di Messina S.p.A., che dal 1981 viene pagata dallo stato per creare progetti, modelli e rendering di come sarebbe il ponte. La società è commissariata ed in liquidazione dal 2013. C’è chi dice che da allora questa società sia stata retribuita 130 milioni, c’è chi dice che i milioni sono più di 800… ma di dati concreti non ne abbiamo. Possiamo solo appurare una pessima gestione da parte del governo di turno. Il ponte infatti, più che trattato come un progetto serio, viene trattato come un asso da calare nelle situazioni di difficoltà.
E’ pur sempre vero che il ponte, prima o poi, andrà fatto. Non bisogna avere un blocco ideologico verso l’infrastruttura, che in sé rappresenterebbe una struttura maestosa e importante. Bisogna però ricordare al governo che il ponte, ora come ora, sarebbe una cattedrale nel deserto. Un’infrastruttura inutile, dalla spesa enorme. Lo stesso Renzi infatti disse più volte che il ponte si sarebbe fatto, ma dopo le opere prioritarie (nello specifico, l’ultimazione della Salerno-Reggio, con inaugurazione prevista il 22 Dicembre 2016). Indipendentemente dalle opere, prima di poter parlare concretamente del ponte passerà, verosimilmente, almeno un altro anno. Per cui, tutte le polemiche che si stanno alzando si possono tranquillamente bollare come inutili.
Tuttavia, da qui a un anno non è molto tempo. Da qui a un anno è abbastanza per ultimare davvero la SA-RC, che probabilmente sarà davvero inaugurata a Dicembre. Ma per tutto il resto? Sarebbe più corretto affermare che il governo si impegna a costruire il ponte in linea con i suoi interessi strategici, quindi dopo le opere che ritiene prioritarie. Il collegamento con la Sicilia effettivamente è un’asset prioritario, ma va a scapito di tutte le altre realtà, meno strategiche, che rischiano di rimanere ancora in una situazione di isolamento.
E’ difficile far uscire dall’isolamento la Calabria, se il governo continua a ritardare i fondi per la SS106, dimostrando interesse solo per la SA-RC. E’ vero, un’autostrada è più importante di una strada statale, ma è anche vero che la SS106 serve molti più paesi, e quindi ha più utenza. Ne ho già parlato, dove ricordavo che la SS106 corre per 415km in Calabria, mentre la A3 per 290km. Senza contare poi tutte le strade statali interne, abbandonate a loro stesse, spesso franate o impercorribili. Non strade provinciali e comunali, ma strade statali.
Pensare di “far uscire dall’isolamento” una regione con una sola infrastruttura è sbagliato. Certo, non possiamo pretendere miracoli, ed è quindi giustissimo ultimare prima la SA-RC. Ma dopo la SA-RC, la priorità non dovrebbe di certo essere il ponte sullo stretto, ma la SS106, l’altra importantissima arteria della regione. O, quanto meno, l’ammodernamento dei tratti stradali che collegano la fascia Jonica a quella Tirrenica. Perché a raggiungerla, la SA-RC, ci vogliono almeno un paio d’ore, se tutto va bene.
Qui sta l’errore perpetuo di ogni governo che si sussegue: antepone la grande opera all’opera quotidiana, quella che andrebbe fatta senza troppi proclami, e che porterebbe giovamento ad una grande fetta di popolazione. Un governo infatti non si giudica necessariamente dalle grandi opere, ma da come migliora la qualità della vita dei propri cittadini. Il ponte sullo stretto si farà, và fatto, ma farlo ora sarebbe uno sfregio a tutti noi che aspettiamo, da vent’anni, l’ammodernamento di una strada che andava fatto, anche lui, da decenni.
Se c’è il denaro per fare il ponte, perché non ci deve essere per tutto il resto?
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