In questi giorni sta girando molto l’intervento del candidato a sindaco Fabrizio Meo, che parla a MatchPol del “sistema Sculco-PD”. Parla di sistema, di potere, di famiglie. Attacca direttamente gli Sculco, e (ovviamente) l’attuale amministrazione comunale. E dice una cosa vera, quando afferma che gli Sculco hanno influenzato la vita politica degli ultimi anni, anche dopo la rottura con il PD locale. Invita poi a votare non necessariamente per lui (cosa ammirevole), ma quanto meno per un candidato “onesto”.
Bello. Belle parole. Tuttavia, la politica è un sistema. Anzi, è un gioco di più sistemi, di equilibri. A Crotone, negli ultimi 10 anni abbiamo avuto un sistema, ed ora se ne sta per prospettare un’altro. Non c’è nulla di male in ciò. Non è “il sistema” il problema, è come questo si esegue, come vive, come (e di cosa) si nutre. Votare per Meo, o per un altro candidato “onesto”, vuol dire votare per un nuovo sistema. Questo non è detto che escluda il vecchio meccanismo, ne che ne crei necessariamente uno nuovo. Anzi, molto spesso succede che il nuovo sistema si integri perfettamente nel vecchio.
L’onestà è un fattore sopravvalutato. Non determina nulla, ne garantisce nulla. E’ un’appellativo, come “onorevole”, “dottore”, “mastro” e così via. Immettere un elemento onesto in una società marcia non ne migliora la media, anzi. C’è bisogno di un sistema alternativo a quello attuale. Un nuovo asse, stabile e consolidato, capace di reggere il cambio senza incepparsi e, sopratutto, senza tornare indietro.
Come riassume Danno: “Serve un cambio di programma, non un cambio di canale“. Quanti onesti sono entrati in politica, senza cambiare programma?
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