L’anno è appena iniziato, ed il Comune di Crotone ci va giù pesante. In primavera ci saranno le elezioni amministrative, e le opere pubbliche ed i cantieri iniziano a popolare pagine di giornali e strade cittadine.
Di oggi è la notizia che il comune ha approvato (il 31 Dicembre) ben 14 progetti di riqualificazione urbana, stanziando ben 5 mln di euro per la città. Una cifra non da poco. Gli interventi si terranno in più aree urbane, con un grande interesse (finalmente) per le frazioni di Papanice ed Apriglianello. Lavori molto attesi sono, ad esempio, la realizzazione dei canali di scolo su Poggio Pudano (primo passo per avere dei marciapiedi, un giorno), così come anche i lavori delle vie adiacenti al teatro (segno di una apparente ultimazione dei lavori), nonchè i fondi per l’ultimazione del primo tratto del nuovo lungomare sud (quello che va dal Cimitero a San Leonardo, e poi continuerà fino all’Irto). Senza contare le numerose riqualificazioni nel centro, l’ultimazione del programma di recupero del Centro Storico (mancano solo Discesa San Leonardo e Via Generale Tellini), le opere di canalizzazione delle acque in zona Farina e San Giorgio, e i numerosi interventi di recupero per le strade franate nelle contrade più interne. Insomma, tanta, tantissima carne al fuoco, che preannuncia, nuovamente, una migliore stagione per la nostra amata città.
Ma… tra i numerosi interventi, se ne intravede uno ambiguo. Dal sapore amaro: la demolizione della “Piscina CONI“, all’ingresso della Lega Navale. E’ prevista una spesa di 200.000€ per la messa in sicurezza della struttura fatiscente, per mezzo di bonifica e demolizione delle parti edilizie. Insomma, questi soldi verranno usati per buttare giù la struttura, da anni ormai divenuta un simbolo del degrado cittadino. Dopo di ché, ci sarà un concorso per raccogliere idee su come riutilizzare l’area, attualmente sede della proloco.
Insomma, la città di Crotone e tutti i suoi cittadini stanno per perdere un altro pezzo di storia, uno dei più noti anche alle nuove generazioni. Dopo anni di tira e molla, di indecisioni sul da farsi, ma sopratutto anni di proclami su presunte riqualificazioni e riprese (con annessi progetti), alla fine la ruspa ha vinto, e la struttura non si salverà.
La Piscina CONI venne inaugurata nell’estate del 1958 (qui una foto del ’59), costruita dal CONI appunto, voluta da Messinetti ed ultimata con Corigliano in carica di primo cittadino. Fù la prima piscina pubblica della città, e per molti anni fù anche l’unica. Con la sua grande vasca da 25 metri permise la nascita e lo sviluppo delle squadre di pallannuoto, ma anche di nuotatori professionisti a livello locale e nazionale. Potremmo dire, esagerando ma non troppo, che tutti i Crotonesi (escludendo le nuove generazioni) sono passati almeno una volta nella vita nelle acque della CONI, compreso il sottoscritto.
Tutto filò liscio fino agli inizi del nuovo millennio. La struttura, da anni priva di manutenzione, era al limite. Ad evitarle la morte furono le associazioni sportive, che se ne presero interamente carico, ma non poterono sopperire alla disfunzione dell’impianto idrico. Oltre a ciò, la struttura aveva già perso il suo fascino, e si presentava come un’edificio andante, trasandato, vecchio. Era il 2004 quando la piscina dovette cessare ogni forma di attività. Chiuse.
Si pensava ad una situazione temporanea, dovuta alla sola necessità di interventi di recupero. Le parole si spesero ed i comunicati si susseguirono per quattro anni, finché, finalmente, il 12 Novembre 2008 la Provincia annuncia il progetto di recupero della piscina, presentato poi alla città il 18 Novembre dal presidente in persona, Sergio Iritale. Una nuova struttura, una nuova vasca, un tripudio di futuro, con la speranza di una nuova era di splendore (il tutto con circa 4 mln di spesa complessiva). Aimè, non sono riuscito a trovare il progetto completo della piscina, di cui si possono ammirare solo alcuni fotogrammi. Anche il progetto dell’epoca prevedeva la demolizione della piscina, che sarebbe stata sostituita da una struttura in vetro e plexiglass.
Sembrava fatta. Le parole di Iritale tuonavano forti, sembravano irremovibili. Eppure, il progetto si bloccò subito. I lavori di demolizione sarebbero dovuti partire a Febbraio 2009, ma per inconvenienti tecnici/burocratici non fù così. Il bando per l’assegnazione dei lavori di demolizione slittò al 13 Marzo, e i lavori sarebbero dovuti iniziare ad Aprile. Ma galeotto fù quel bando, dato che causò l’irreparabile, che stiamo pagando oggi con questa triste notizia. Il bando infatti non era “conforme alle disposizioni vigenti in materia“, per cui non era corretto (vi erano problemi di stime, che si traducevano in problemi economici) e dunque non valido. A far notare le inesattezze ci pensarono l’ANCE ed Il Crotonese, guadagnandosi così tutta l’antipatia dell’allora presidente.
L’annullamento del bando, oltre a creare delle faide interne, fece allungare i tempi e quindi aumentare i costi di realizzazione. Alla fine la provincia ci rinuncia, ed il 4 Novembre 2010, dopo poco più di un anno di trattative sotto il nuovo presidente Zurlo, revoca la gara. La piscina torna abbandonata a se stessa, perché l’ente non è più sicuro di potersi permettere l’ultimazione dei lavori una volta iniziati, per via dei costi lievitati. L’azienda che aveva vinto la gara (e che dunque si era attrezzata comprando materiali e annessi) non ci sta, e prova un ricorso al TAR, che si vedrà rigettare perché la revoca risulta legittima. Insomma, ci persero tutti, tranne la provincia, che ne uscì solo con un ulteriore scheletro nell’armadio e la condanna (nel 2011) a pagare le spese processuali.
Dal 2011 ad oggi, inizio 2016, fù solo silenzio. Sporadicamente comparivano sui vari quotidiani dei piccoli articoli sulla “riqualificazione dell’area”, intesa come pulizia delle erbacce, dei muri cadenti, dei graffiti, nonché la pulizia della vasca, spesso colma di acqua piovana (cosa che ha influito sulla struttura, danneggiandola ulteriormente). Durante l’amministrazione Vallone, quindi in ben 10 anni, si è parlato più volte della possibile ripresa della struttura, tant’è che più volte si è parlato della riapertura della piscina, l’ultima volta nel 2013, quando i lavori sembravano nuovamente alle porte. Ma, come si può dedurre, nulla si fece. Negli ultimi anni, la struttura ha svolto diverse funzioni: è stato un ricovero per immigrati e senzatetto; ha svolto il ruolo di bordello all’aperto; ha offerto la possibilità a numerosi tossicodipendenti di trovare un angolo poco trafficato e discreto in riva al mare; è servita come “prova di coraggio” per numerosi ragazzini avventurosi. A poco è valso lo spostamento della sede della proloco, o le belle decorazioni sui muri esterni, così come a poco è valso il recupero della piazzetta dedicata a Rino Gaetano e dintorni. L’area è pesantemente degradata.
Nel 2016 la piscina compirebbe 58 anni. Ancora non sappiamo molto sui tempi e sulle modalità di smantellamento, ma ormai si è abbastanza certi di una cosa: verrà demolita, ed al suo posto non sorgerà una nuova piscina, ma qualcos’altro. Probabilmente è il naturale corso delle cose, che ci permette di capire che a nulla serve prolungare l’agonia di una struttura cadente e pericolosa. Tuttavia, non possiamo omettere che la vicenda venne gestita grossolanamente, come al solito. Abbiamo perso la possibilità di recuperare la piscina più vecchia della città, e non si può puntare il dito contro una sola testa per questo. In compenso ne abbiamo ottenuta una nuova, moderna, olimpionica, che sta svolgendo anche un importante ruolo di riqualificazione urbana. Insomma, il compromesso della storia. Abbiamo avuto l’opportunità di riqualificarla, ma l’abbiamo persa, ed ormai è tardi.
E’ sempre brutto perdere un pezzo di storia, così come fù con la ciminiera della Pertusola o con lo scoglio di Capo Colonna. Sopratutto quando si parla di piccole cittadine, dove una cosa resta quella per anni ed anni, e non te la immagini senza questo o quel particolare. Fù uno shock il rifacimento del lungomare cittadino, che cambiò la sua disposizione “storica” per divenire quello che è oggi, così come lo sono le numerose rotonde che compaiono un po’ in tutte le strade della città. Sono dei cambiamenti, spesso necessari spesso superflui, che in alcuni casi sopraggiungono per cause maggiori, in altri per causa nostra. La perdita della struttura è si una colpa “nostra”, ma si traduce anche in un’opportunità. Abbiamo davvero bisogno di quella struttura? Non può esserci qualcosa di meglio? Un prolungamento della lega navale? Una terrazza sulla spiaggia? Un’area comunale con servizi balneari? E chi più ne ha più ne metta. Come ho già detto in altri post, si può degnamente ricordare un qualcosa anche senza averlo fisicamente davanti.
Nella peggiore delle ipotesi, nulla si farà, e continueremo a portarci dietro quel simbolo di degrado ancora per anni, dato che nessuno se lo vuole accollare. Chi vivrà vedrà.
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