Oggi è venuto a mancare l’ex sindaco di Crotone, Pasquale Senatore. La sua figura gode da sempre di ottima considerazione, sopratutto grazie ai classici miti attribuiti a chi sta molto a destra: la città era pulita, era sicura, ha fatto tante cose belle e utili, tutto funzionava ecc. ecc.
Fu sicuramente un uomo che volle bene alla sua città. A modo suo. Sotto il suo mandato partirono innumerevoli lavori di riqualificazione, si effettuarono diverse opere urbane, ed ancora oggi molte di queste vengono indicate includendo il suo nome. Tuttavia, il simbolo di quest’uomo è principalmente uno: il gladio.
Sono 13 anni che sta li, in cima a Parco Pitagora. Con i suoi 10 metri di altezza è particolarmente evidente, anche se il marmo inizia ad essere meno lucente (e sempre più deturpato). Sulla base del gladio sta scritto: “Ai ragazzi della resistenza della Repubblica Sociale Italiana caduti per la patria e la città di Pitagora culla di antica civiltà si inchini davanti al loro sacrifici con cristiana pietà – Crotone Ottobre 2002“. Un monumento che la dice lunga sulla forza politica (ed economica) che Senatore aveva nei suoi anni d’oro. E di come li spese.
Resta li, ad eterna memoria di un’ideale fratricida, falso e guerrafondaio. Resta li, ad eterna memoria della sbagliata causa, dei falsi miti e dei boia santificati. Resta li, ad eterna memoria di ciò che gli estremismi sono in grado di far compiere all’uomo. Resta li, a ricordarci come i vecchi miti negli Italiani di tutte le età sono difficili da mandar giù. Ma resta li, nell’indifferenza della popolazione, che in quel simbolo sicuramente non ci si identifica. Un monumento che non rappresenta più nulla, svuotato dal suo significato, e carico solo di pesantezza storica.
Pasquale Senatore non fù quello della Passerella, delle Fontanelle, del Palamilone, degli argini dell’Esaro, di Piazza Alcide de Gasperi o Piazza Padri della Patria, ne del lungomare nuovo, e chi più ne ha più ne metta. Fù quello del gladio. Non fù quello indagato, tra le altre cose, per Black Mountain, situazione che ha associato a Crotone il soprannome (volutamente esagerato) di Terra dei Veleni. Fù quello del gladio. Lo sfregio sulla faccia di una bella città. Uno sfregio non necessario, senza senso, fine a se stesso.
Lascia un commento Annulla risposta