Il 20 Dicembre scorso Ishmael Brinsley ha fatto ciò che si era ipotizzato, e che si ritineva imminente. Nel suo ultimo post su Twitter, corredato da una foto dei suoi pantaloni e delle sue scarpe sporche di sangue, ci tenne a ricordare agli altri nigga che “non hanno vissuto ciò che sta passando“, e che “non sono come lui“.
Il giovane ventottenne ha appena ucciso due poliziotti in servizio a New York, sparandoli alla testa mentre si trovavano nella loro auto. Una esecuzione rapida, che dopo qualche tweet si è conclusa con il suicidio dello stesso assassino.
Parlava di voler vendicare la morte di Michael Brown, uno dei tristemente famosi morti ammazzati per mano della polizia violenta. Un caso famoso, contro migliaia di casi semi-sconosciuti. E sebbene sia stata la stessa famiglia di Brown a chiedere di evitare atti di violenza, il clima di tensione delle comunità nere degli states è aumentato vertiginosamente.
La differenza appare però subito lampante: i poliziotti uccisi passano come martiri, eroi da ricordare, ligi al dovere e senza macchia, mentre per le decine di giovani afroamericani bastano solo qualche scusa ufficiale (placebi sociali) e delle prime pagine per massimo due giorni.
La notizia dei funerali di uno dei poliziotti ha fatto il giro del mondo, in quanto una buona parte degli agenti presenti hanno voltato le spalle al sindaco De Blasio. L’arroganza della polizia, per quanto comprensibile, è sempre fuori luogo. Nessun rispetto o considerazione per le vittime cadute sotto le loro armi, ma solo per chi sta dalla loro parte. O con noi, o contro di noi.
Questo non giustifica l’omicidio dei due vigilanti, ma ne giustifica il movente. Se è la polizia a sparare, è la polizia che va abbattuta. Logico e consequenziale, era solo questione di tempo. E’ successo a New York (dove non veniva ucciso un agente dal 2011), ma poteva succedere benissimamente altrove.
La responsabilità appartiene sempre allo stesso assassino. Non il ventottenne esaltato e armato, ma il corpo di polizia. Questo si è machiato le mani con il sangue di decine di innocenti, ed è solo colpa sua se altri due innocenti, seppur dalla parte “sbagliata”, ci abbiano rimesso la vita. Gli ennesimi. Certo, esistono decine e decine di distretti, ma si faccia un esempio locale: i Carabinieri, che li si odi per i fatti del G8 o per il loro passato da piemontini, a ucciderne uno a caso sarebbe cosa buona e giusta per entrambe le fazioni.
È inutile ripetere che la violenza genera altra violenza. Se poi questa si concentra verso un determinato gruppo di persone, è altrettanto logico che queste, prima o poi, reagiranno. Come lo faranno è imprevedibile: possono agire per vie legali, e magari ritrovarsi in vicoli ciechi (con tutti i casi che abbiamo in Italia, figuriamoci negli USA), oppure ci si può fare giustizia da soli. That’s it.
Quello che dovrebbe apparire chiaro e lampante è che la terra delle opportunità ha ancora molti problemi da affrontare. Sangue chiama sangue. L’unico modo per evitarlo è prendere atto degli errori commessi, anziché star qui a difendere e mitizzare quei pigs che non hanno fatto nulla di diverso dal gesto di Brinsley.
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