Da qualche tempo a questa parte sta spopolando l’ALS Ice Bucket Challenge, una sorta di campagna virale per raccogliere fondi per la ricerca sulla SLA. Questa campagna, avviata dalla ALS (che è la sigla della SLA in Inglese), una associazione no-profit che raccoglie fondi per questa causa dal 1985, ha avuto un grandissimo successo sopratutto negli USA, e sta lentamente spopolando anche in Italia.
In cosa consiste? Semplicissimo: basta versarsi addosso una secchiata di acqua e ghiaccio, filmare il tutto e pubblicarlo in rete. Dopo essersi bagnati, si può nominare qualcuno, chiedendogli di eseguire a sua volta il challenge. Nel regolamento ufficiale, chi accetta di bagnarsi dovrà donare 10$, mentre chi rifiuta la secchiata dovrà donare 100$. Nella realtà poi, ognuno dona quello che può. L’importante é contribuire.
Tra le tante performance, una che ha fatto molto discutere (fino ad essere ripresa dai quotidiani) c’è quella della Littizzetto. La sua colpa consiste nell’aver donato solo 100€. L’Italiano medio, cullato da una logica discutibile, non ha perso l’occasione per attaccare, iniziando a tirare in ballo “tutti i soldi che guadagna“, la Rai che la strapaga, Fazio, il TG3, il PD e così via.
La Littizzetto non mi fa uscire pazzo. Tuttavia, ha partecipato ad una campagna che, indipendentemente da come la si veda, ha un buon fine. Un gesto apprezzabile. Magari lo sventolamento dei cinquantini si poteva evitare, ma è pur sempre una donazione, per sopperire alle mancanze ed alle carenze dello Stato in questo settore. E se é vero (e lo é) che c’è stato qualche personaggio noto che ha donato molto di più, è altrettanto vero che ci sono stati molti altri personaggi noti che non hanno superato la soglia del 100, anche con stipendi superiori a quello della Littizzetto. Ma il problema non è questo.
Il problema per queste persone è la Littizzetto in se. La sua immagine. Lei è quella di sinistra, quella che predica bene ma razzola male, quella strapagata che però fa la tirchia. Il resto non importa. L’immagine che è stata costruita attorno a questa persona è volutamente viziata. Il pregiudizio è forte. Quando si parla di soldi poi, tutti pronti a puntare il dito.
Alla fine, dopo le polemiche, dopo le dichiarazioni delle Littizzetto (che ha dichiarato di sapere che quella era la somma necessaria per partecipare), cosa resta? Nulla. Il (triste) fatto che in Italia la campagna non ha raggiunto il successo sperato (al contrario di quanto accaduto negli USA), vedendo poco interesse e poche donazioni. Un’indifferenza tipica dalle nostre parti, aggravata dal fatto che, sempre più spesso, le colpe si scaricano sugli altri. Le donazioni sono poche? Non si pensa che si sarebbe dovuto raggiungere un numero maggiore di donazioni, ma si ritiene che la Littizzetto (e chi come lei) avrebbe dovuto donare di più. Perché lei c’ha i soldi.
Sebbene mi trovi perfettamente daccordo con il concetto “avere di più, dare di più“, in questo caso si tratta di una campagna con delle regole. Si richiedono 100$, e fare polemiche verso chi li dona è semplicemente infantile.
Torniamo con i piedi per terra: la SLA è una brutta rogna, ma non ha un gran livello di interesse. Come ogni forma di malattia grave, ti interessa specialmente se te la trovi vicina, in un modo o nell’altro. Questa campagna non dimostra la sensibilità delle persone verso la malattia, ma certifica solo che alcuni metodi di comunicazione (e di aggregazione) funzionano più di altri. Il termine campagna poi è appropriato, proprio perché questo effetto non durerà a lungo. Avrà un inizio, un picco ed una fine. Ora ci troviamo nel picco, ma entro la fine dell’anno sarà roba vecchia.
Cosa voglio dire? Che mi trovo daccordo con le varie associazioni che ritengono la campagna un’ipocrisia. E’ vero, è una raccolta fondi, quindi ben venga, ma basta guardare le poche donazioni ricevute negli anni passati per capire che, più che una presa di coscienza, è una piccola moda passeggera. Un modo per raccogliere del denaro, e (per qualcuno) per mettersi un po’ in mostra. E poi? Quando l’interesse scenderà? Forse tornerà tutto come prima, nel disinteresse generale.
Qui si entra in un altro ambito, veramente controverso, quello dei finanziamenti pubblici e privati. Centri di studio su malattie gravi dovrebbero essere finanziati dallo Stato, anziché essere abbandonati a loro stessi. La campagna dell’ALS è lodevole, per quanto discutibile, proprio perché é riuscita ad autofinanziarsi in modo indipendente. Tuttavia, non so come andrebbe a finire se ogni centro di studio cercasse fondi per finanziarsi.
In conclusione, il linciaggio all’Italiana si riconferma sterile, inutile e a dir poco infantile. La Littizzetto ha fatto bene a partecipare, a donare la sua parte e a nominare altre persone. Ha passato il challenge.
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