Quello che è successo oggi a Roma, riportato su tutte le prime pagine dei quotidiani nazionali e addirittura internazionali, è di una gravità non indifferente. La storia l’abbiamo sentita tutti, e puntualmente si ritorna a parlare di casa, del diritto di avere un’abitazione, e della cronica e persistente mancanza di alternativa allo sfratto. Insomma, si è costretti a finire per strada.
Ed è quello che è successo al nutrito gruppo di eritrei di Piazza Indipendenza, a due passi dalla Stazione Termini, che a seguito dell’ennesimo invito ad abbandonare un palazzo occupato sono stati cacciati con la forza. Attimi di tensione e di concitazione, tra lanci di oggetti vari (comprese bombole del gas) ed idranti che spazzavano via la folla. Da una parte, troviamo le forze dell’ordine che devono ripristinare la legalità, sgomberando un palazzo occupato abusivamente; dall’altra parte troviamo diverse decine di rifugiati politici che, una volta ottenuto lo status di rifugiato, sono stati abbandonati a loro stessi.
In una vicenda di per sé complessa, una cosa mi pare molto più grave di tante altre: nel riferirsi a queste persone, quasi mai si è usato il termine “rifugiati”. Nel leggere titoli e articoli di giornali, nell’ascoltare i servizi al tg in televisione, e nello scorrere i commenti e le varie opinioni online e sui social, leggeremo sempre di “profughi”, di “immigrati”, di “clandestini”. Rappresentano questo, nell’opinione comune: un gruppo di persone che viene qui e vuole di tutto e di più. Un’ignoranza ben diffusa, che inizia a diventare un problema serio.
Queste persone, però, non sono nè profughi né clandestini. Magari lo sono stati, ma dal momento in cui hanno ricevuto lo status di rifugiato sono equiparate, in tutto e per tutto, ai cittadini Italiani, così come vogliono i trattati internazionali. Una parentesi che rende, a mio avviso, ancora più grave il quadro della situazione, aggravato dalla persistente fobia degli immigrati.
Non c’è differenza, quando si parla di neri. E finisce che un ordinario sfratto prende toni allarmanti, tra chi esulta perché “hanno cacciato gli invasori“, tra chi spera che “li caccino tutti” e tra chi chiede di “dare quelle case ai romani“. Perché purtroppo, nel 2017, non siamo ancora tutti uguali.
Aggiornamento: di oggi sono le dichiarazioni di Luigi di Maio e di Virginia Raggi. Il primo ha detto che è giusto così, perché la sindaca deve “pensare prima ai romani” (!!). La seconda a detto che il Comune ha preso in mano la situazione, a differenza della Regione. Insomma, di bene in meglio: non so con che coraggio il “popolo della sinistra” si rivolga a certa feccia…
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