La prostituzione a Crotone è un tabù. C’è, e nonostante i numerosi occhi indiscreti vive e opera tranquilla, senza seccature. Iniziamo subito col dire che nessuno vuole fare il proibizionista o il moralista: dovremmo aver metabolizzato ormai che parliamo del mestiere più vecchio del mondo, quindi più che giudicare peccato e peccatore dovremmo affrontare la tematica (non il problema) quando diventa palese.
In questo momento, a Crotone, la tematica è più che palese. Si è passati dalle numerose storie di un famoso hotel del centro, alle numerose case di appuntamento sparse un po’ in tutta la città. Diverse nel centro storico, numerose nel centro cittadino, sul lungomare e in periferia. In questi casi, il senso di tolleranza dei cittadini aumenta. Mi racconta una signora anziana, che abita a primo piano, che al piano di sotto c’è una prostituta: lei lo sa non tanto per i rumori, ma più che altro per il via vai di uomini in quel vicoletto. Non le da alcun fastidio, l’importante è che non crei problemi.
Diverso il discorso per quanto riguarda la prostituzione in strada: queste “avvenenti” signorine sono molto più visibili e appariscenti, spesso praticamente nude. Si trovano specialmente in centro, vicino ai parchi, ma negli ultimi anni si sono stabilite nei pressi della Margherita. Sono in strada praticamente tutto il giorno, dalla mattina a tarda sera, che il lavoro non manca. La loro presenza crea parecchi malumori tra chi vive in zona e tra chi è semplicemente di passaggio, perché, a differenza delle colleghe chiuse in appartamento, queste si vedono e come (e nonostante i buoni propositi, non sono affatto diminuite).
Approfitto di una giornata da dog-sitter per fare un punto della situazione, e vado a parlare con qualche prostituta qua e la nel centro città. Non sono affatto schive, e la scusa del cane aiuta sempre. Come mi ha detto una di loro: “una volta che ci piazzano in un posto, è per sempre“.
Innanzitutto, da dove vengono queste donne? Per la maggior parte parliamo di un generico “est europa”. Buona parte sono romene, bulgare, ceche e slovacche, tutti paesi Europei. Non mancano anche le ragazze albanesi, montenegrine, ucraine, turche. Come già detto, è difficile tenere il conto, dato che vanno e vengono di continuo. Negli ultimi anni sono aumentate esponenzialmente le donne provenienti dall’Africa, per le quali é quasi impossibile dire con certezza da quale paese arrivino. Non mancano poi le ragazze sud americane, caraibiche, spagnole, tedesche, e anche italiane.
Crotone è bella fornita dunque. Quanti anni hanno? Si va dai 15/16 ad oltre i 50. Un altro fenomeno spesso poco considerato è proprio l’età: per quanto sia innegabile il fatto che sembrino più grandi, non troppo raramente parliamo di minorenni. La “marchiatura” non avviene più con la frequenza di una volta: mentre prima si tatuavano delle rose (sul seno, sul petto, sulla scapola, sulle spalle o sulle caviglie) o i nomi dei “proprietari”, oggi l’usanza del tatuaggio o del marchio è in diminuizione. Si possono distinguere chiaramente i tratti comuni che spesso accomunano le prostitute nere, che espongono elaborati disegni (spesso colorati) sulle braccia.
Chi le frequenta di più? Qualcuno penserà subito ai più giovani, a qualche adulto fedigrafo. In realtà, è una bella sorpresa scoprire che a frequentare di più le prostitute sono gli anziani. Sono le stesse prostitute a confermarlo, scherzando: “solo vecchi, mai un bel ragazzo“. Fino a non molto tempo fa, si usava la Villa Comunale come luogo per appartarsi. Adesso, dopo i lavori del parchetto Park & Ride, si è creato un luogo appartato tra cespugli e alberi. E’ quello che vedete in foto, in alto: si accede dalla strada consortile, ci si va al massimo due coppie alla volta, e c’è tutto il necessario anche per pulirsi. Essendo usato anche come bagno l’odore non è dei migliori, ma se non si dispone di una macchina non c’è altra scelta.
Ma quanto costano? Si va da un minimo di 5/10€ (!!) fino a circa 100€. In realtà, le donne confermano che cambiano le richieste in base a come inquadrano il cliente. Questo vuol dire che alzano e abbassano i prezzi in base alle facce. Ci sono poi i clienti abituali, che hanno diritto a degli sconti speciali. Il clima gioviale cambia però quando inizio a chiedere a chi “appartengano”. Le donne si fanno elusive, una si alza e se ne va, l’altra mi ripete “no no no, non c’è nessuno, siamo da sole“. La realtà però è un’altra.
La gerarchia locale prevede che la criminalità organizzata metta a disposizione i luoghi, mentre la gestione delle ragazze è affidata direttamente ai piccoli gruppi. Uno tra i più grandi (detto in altri termini, che dispone del numero più alto di ragazze) è detto “dei romeni”, che gestirebbe un gran via vai di persone non necessariamente connesse alla prostituzione. C’è poi anche il gruppo detto “dei neri”, che si è ben radicato grazie al grande passaggio di persone dovuto all’immigrazione. Parliamo, in tutti i casi, di gruppi organizzati dediti a più crimini, e non collegati solo alla prostituzione.
Periodicamente, la polizia o i carabinieri arrestano qualcuna di queste donne, che però non vengono trattenute per più di una notte. Tecnicamente, in Italia la prostituzione è legale ma non regolamentata, mentre è reato lo sfruttamento della prostituzione, che è la quotidianità qui a Crotone. Da anni si sta tentando (senza successo) di regolare il settore, ma i progressi stentano ad arrivare nonostante i continui arresti. Di fatto, le ragazze continuano ad essere “schiave a rotazione”, che passano di mano in mano, di paese in paese.
Perché ne parliamo? Perché questo argomento spesso è “snobbato” quando si parla di “problematiche locali”. Le prostitute ci sono, i casi di violenza anche: e non parliamo di maltrattamenti da parte dei clienti, ma da parte di quelli che si fanno chiamare ancora protettori. Alcune delle ragazze confessano che, potendo, andrebbero a lavorare in Germania o in Austria, dove la prostituzione è regolamentata. Ma con i corpi malmessi (cicatrici, tatuaggi, bruciature, lividi) rimane solo un sogno. E’ un modo per costringerle al destino della strada.
Ancora più assurde le risposte quando gli si chiede perché si prostituiscano. In molti casi, la risposta è stata “perché devo“, seguita da “che altro posso fare” o “non so fare altro“, “non voglio fare la badante” e così via. Non mancano, a seguito, le storie che conosciamo da anni: c’è sempre l’idea di sgobbare per dare un futuro migliore ad un figlio, le necessità di guadagnare bene e simili. Parole in un certo senso belle, ma che si infrangono violentemente quando parlo con la più giovane di loro.
Quest’anno ne ha compiuti 18, ma fà la prostituta già da 2. L’avrete vista tutti, piccolina e fragile, vicino ai nuovi mercatini della Galleria Nettuno. Una sera è biona, una sera è nera. I vestiti sono quelli che le danno le altre donne, e indossa spesso scarpe più grandi di lei e pellicce improbabili. Vivono tutti insieme, sulla SS106. La portano sul posto e la vanno a prendere. Una sola gravidanza alle spalle, e mi dice di avere un figlio in Romania. La sua storia è fresca, e se vera è grave: è stata costretta a lasciare casa, per venire a fare la prostituta qui. “Mi hanno rapita“, mi ha detto. Nonostante il trucco, si nota una cicatrice sulla fronte, ma nulla di più.
Storie al limite, che mi ricordano quella canzone dove i lividi delle prostitute venivano paragonati al cielo notturno, in chissà quale connubio. Che siano storie vere o false, c’è da dire che Crotone è impreparata a gestire questo fenomeno. Alle prostitute viene offerto una sorta di aiuto, con pasti caldi la notte e la possibilità di “scappare” (alcune lo hanno fatto), ma sono molto schive e timorose: hanno paura di ripercussioni, nel caso vengano lasciate sole. Il fenomeno della prostituzione in strada inolte non è molto diffuso (è sicuramente meno presente della prostituzione in casa), e per tanto potrebbe essere controllato con più facilità.
E’ bastata qualche ora di tempo libero per avere queste informazioni. A domanda, quasi tutti rispondono, anche i vecchietti a cui piace andare a donne di prima mattina. Gli organi competenti dovrebbero attivarsi, non tanto per “ripulire la città” come pensa il sindaco, ma per aiutare delle persone in difficoltà. Perché se è vero che in molti casi queste donne decidano di non collaborare, ce n’e sono altrettante che aspettano solo un aiuto concredo. Questo non servirà di certo a fermare i flussi, ma serve ad avviare un meccanismo di solidarietà, di aiuto, capace di strappare sopratutto le ragazzine più giovani ad una vita di disagio, confinate tra protettori e clienti fino all’ultimo giorno utile della loro vita lavorativa.
Bisogna iniziare ad includere la prostituzione tra i problemi da affrontare: non perché si vuole proibire il sesso a pagamento, ma perché bisogna iniziare a garantire che questo sia svolto con un minimo di criterio e di organizzazione. E questo vale sia per la prostituzione in strada che per quella al chiuso: bisogna dare una svolta concreta, altrimenti tutto rimarrà cristallizzato alla situazione attuale. Possono cambiare le ragazze presenti, ma non cambia il meccanismo.
S’è fatta l’ora di pranzo, ed anche loro si concedono una pausa per mangiare una cosa, tra una sigaretta ed una gingomma. Loro staccano alle 19, poi attaccano le altre per la notte. Mi invitano a tornare il giorno seguente, che loro sono sempre li. Estate e inverno, primavera e autunno, col sole e con la pioggia. Loro sono li, mezze nude anche se si congela, a fare avanti e indietro.
C’ha ragione: una prostituta è per sempre. Anche nel gergo comune, quelle ormai sono le panchine delle zoccole.
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