In questi ultimi mesi, al MIBACT devono veramente odiarci. Sono infatti quasi 10 le segnalazioni giunte dalla sola città di Crotone, quando a ragione quando a torto. Solo oggi si sono verificati ben due nuovi casi: da un lato c’è la soprintendenza che ha comunicato che farà una nuova ispezione allo stadio (ne ho già parlato), dall’altro ci sono i consiglieri del M5S, Sorgiovanni e Correggia, che hanno scritto al ministero per parlare dello “scempio” delle Mura Bizantine di Via Risorgimento.
Il comunicato è il solito mix di presunzioni ed opinioni strettamente personali, che comunque rispecchiano anche le posizioni delle due più note associazioni Sette Soli e Gettini di Vitalba. Si parla infatti di “ennesimo scempio finanziato con i soldi pubblici“, e si chiede al ministero se “… in Italia, valorizzare le aree archeologiche significhi cementificarle, ridurne la fruizione da parte dei cittadini ed esporle più facilmente a possibili atti vandalici.“. Ed, ovviamente, hanno anche la soluzione: far tornare tutto com’era prima. E i punti, manco a dirlo, si contraddicono tra di loro.
I punti riportati nel comunicato sono:
- Il ripristino della visibilità dell’ultimo filare di blocchi che, a causa della nuova, ingiustificata cementificazione è stata sottratta alla fruizione della collettività;
- La ricostituzione della fascia di rispetto a tutela del bene, anche con una delimitazione fisica quale potrebbe essere una balaustra metallica, eliminata dal nuovo intervento;
- Lo smantellamento della copertura di cemento e lastre di pietra serena sui muri perimetrali delle case Cantafora e Cammariere e il restauro che doni ad essi e a tutta l’area la dovuta dignità estetica;
- La fruizione completa e diretta del manufatto, favorita da un ricco apparato didattico-illustrativo e la tutela dell’area rafforzata anche con l’ausilio di un impianto di video-sorveglianza;
E possiamo tranquillamente ribattere:
- Con “l’ultimo filare di blocchi” pare intendersi i blocchi che si trovano a terra. Che fruizione alla collettività reale possono avere?
- Una ringhiera, com’è stata per decenni, che ha comunque lasciato il bene nel degrado (erba alta, rifiuti, ma anche intrusioni) ed esposto ad atti vandalici, che tutela reale offre?
- La rimozione del cemento, che dovrà essere sostituita (come nel caso di Capo Colonna) con una copertura di terra, e quindi di sterpaglie, che dignità esterica reale offre?
- Che “fruizione completa e diretta del manufatto” si può avere, se questo non è accessibile? E, giusto a nota, è bene ricordare che li una telecamera c’è già, posta appena dall’altro lato della strada.
Insomma, una lettera necessaria? Ma anche no. Purtroppo, le opzioni sono due: o si ha la (tristissima) concezione del cemento come nemico “ideologico”, che va combattuto a priori quando si accosta a dei dogmi come l’archeologia, e che purtroppo denota la tristissima condizione di non essere in grado di analizzare una situazione in modo obiettivo; oppure, i due soggetti firmatari del comunicato non hanno mai effettuato un viaggio in una qualunque località turistica/archeologica (non serve andare lontano, basta arrivare a Santa Severina o a Cosenza), ed hanno avuto la sfortuna di non vedere mai con i loro occhi dei bei progetti di recupero di mura e resti “sdirrupati” attraverso la creazione di piazzette e spazi aperti alla collettività. Che si, prevedono l’uso del “cemento” o di nuovi fissanti. E non so quale delle due opzioni sia peggio, forse l’idea che una ringhiera tuteli da atti vandalici, nonostante i decenni di “esperienza” del caso.
Sperando che i due diretti interessati rispondano, la domanda da un milione di dollari che va posta ai due consiglieri, attenti (quando vogliono) ai beni archeologici è una sola: dov’erevate quando ci sono state le denunce e le richieste di intervento/controllo per i lavori dello stadio? Su quella storia, nessuno ha fiatato. Perché, a quanto sembra, qua si sposano solo le cause che “convengono”.
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