Quest’anno a Crotone c’è un nuovo appuntamento, interessante e inaspettato: ritorna la Fiera Gesù Maria, antica tradizione che accompagnò la città per tutto il medioevo e non solo. L’evento si svolgerà i primi tre giorni di Agosto, e sarà un’occasione interessante per apprendere dettagli di un periodo poco conosciuto della nostra città.
In pochi sono a conoscenza di questa antica fiera, complice anche la brutta reputazione che in generale ha il medioevo come periodo storico. Un elemento decisamente interessante è stata la scelta delle varie fazioni: sono state scelte a rappresentanza le antiche porte della città, di cui oggi se ne conserva solo una. In questi giorni, la domanda che mi è stata rivolta più spesso è stata proprio “Oi compà, ma dov’erano ‘ste porte?“, quindi colgo l’occasione per lasciare un piccolo resoconto scritto. Sarà interessante scoprire come sono stati assegnati stemmi e colori.
Ma torniamo alle porte. Il sistema difensivo della città non era solo il Castello di Carlo V, ma era composto anche da diverse fortificazioni, mura, baluardi e torri. Di tutto ciò, oggi, rimane in piedi una buona parte, ma le porte sono andate quasi tutte perse. In totale, per accedere alla città di Crotone vi furono 5 porte, ossia: Porta Conigliera, Porta Vecchia, Porta Nuova, Porta Piscaria e Porta Milino. Quest’ultima ha sbizzarrito la fantasia dei più, ed in effetti nasconde una curiosità poco nota.
Qualche curiosità sulla fiera:
Le origini della fiera si perdono nelle radici Cristiane della città. Non ci è dato sapere quando si tenne per la prima volta, ma dal 1444 la documentazione a riguardo è sufficiente per comprendere come si sia evoluta. Prima di quella data, l’evento non aveva un nome, ed era segnalato solo come fiera annuale. Nel 1460 venne fondato il “convento dell’ordine dei minimi di San Francesco di Paola con chiesa di Gesù Maria”, costruito fuori le mura della città, indicativamente tra Sant’Antonio e Acquabona. Di quella struttura oggi non si sa quasi nulla, ma a quanto pare è stata interrata ed è rimasta sepolta. La fiera venne spostata fuori dalle mura della città, probabilmente per permettere l’esposizione di un maggior numero di merci, e venne scelto lo spiazzo antistante questa antica chiesa. Da allora, la fiera prese il nome indicativo di Gesù Maria, e lo mantenne fino al periodo Borbonico.
Non so se avete già fatto la connessione o se ci avete pensato: questa fiera, detta Gesù Maria, è l’antenata della attuale Fiera della Madonna, quella che si tiene ogni anno nel periodo del pellegrinaggio verso Capo Colonna! I periodi cambiarono nel corso degli anni, tant’è che prima del 1444 la fiera si svolgeva ad Agosto, mentre dopo quella data venne spostata ad Aprile, finché agli inizi del 1500 venne fissata alla prima Domenica di Maggio. E’ interessante sapere che la fiera durava ben 15 giorni.
Nel periodo rinascimentale la fierà subì un drastico ridimensionamento, pare anche a causa di due grandi fiere che si tenevano nelle vicinanze più o meno negli stessi periodi. Venne spostata di locazione, e si tenne per diverso tempo al Rivellino, evidentemente ridotta in dimensioni. Nonostante i tentativi di incentivare mercanti e commercianti del luogo, la fiera rimase di modeste dimensioni per diversi secoli. Solo durante il Regno di Napoli la fiera conobbe un nuovo periodo florido: venne spostata nuovamente fuori le mura della città (più o meno sempre tra Acquabona e Sant’Antonio, e poi sempre più verso Pignataro), la si rinomino come Fiera della Madonna di Capo Colonna, e si definì come data la seconda Domenica di Maggio. A quanto si dice, e di queso periodo anche il nomignolo ormai quasi dimenticato di Fiera degli Animali.
Ora che sapete qualche informazione in più, passiamo alle porte. Partiamo da quella ancora esistente, ossia…
Porta Piscarica
Conosciuta anche come Porta Falsa, Porta Segreta, Porta del Soccorso e Porta di Mare, questa è l’unica porta della città rimasta “intatta”, situata tra Baluardo Villafranca e Baluardo Piscaria (entrambi interrati). Si trova praticamente sotto Viale Regina Margherita, e gli accessi sono ancora visibili sebbene la strada le sia passata letteralmente di sopra. Basta recarsi in Vico Giunti e scendere le scalette verso Vico Ameno.
La porta, in questo caso, più che a garantire l’ingresso serviva per garantira la fuga. In passato infatti questa parte di muro confinava direttamente con il mare, e la porta venne costruita come via di uscita in caso di pericoli. Si narra che all’interno potessero entrarci piccole imbarcazioni per caricare i fuggitivi. La porta venne usata principalmente come sbocco in mare, sia dai nobili che la usavano come attracco per raggiungere Capo Colonna, sia dai pescatori che si recavano al lavoro. L’intero quartiere è infatti noto come Pescheria, proprio per il fatto che vi risiedevano numerosi pescatori che, di ritorno dal mare, vendevano il pescato nell’attuale Piazza Sant’Angelo.
Ad oggi, la porta versa in pessime condizioni. Usata per anni come discarica, oggi è rifugio di tubature di ogni sorta. L’ingresso è proibito da un cancello, ed all’interno gli olezzi la fanno da padrone. Risulta annerita da un fuoco subito all’ingresso.
Porta Vecchia
Conosciuta anche come Porta Grande e Porta di Terra, questo fù l’ingresso principale della città per moltissimo tempo. Costruita tra Baluardo Toledo e Baluardo Marchese, la porta si trovava dove oggi sorge il mercato La Piazzetta, ossia il mercato dei Portici.
In passato il porticato non esisteva ancora. Attorno alle mura difensive della città vi era scavato il classico fosso, e per raggiungere la porta si adoperava un ponte levatoio.
La porta era situata alla base di un rosbuto torrione (andato via via distrutto), ed era sufficentemente grande da permettere l’ingresso a persone, animali e carri. Da tenere conto di una curiosità: la porta si trovava, grossomodo, di fronte alla vecchia Via Carraia (oggi Via Luigi Pantusa e Via Carrara), che era un punto di collegamento principale della città. Oggi ci pare strana la sua posizione, ma all’epoca aveva un senso.
Porta Nuova
Conosciuta anche come Porta Principale, Porta Maggiore e Porta di Terra, questa divenne l’ingresso principale (appunto) alla città, sostituendo la Porta Vecchia. Si iniziò a costruire la nuova porta nel 1576, pochi metri dopo il vecchio ingresso, che venne completamente coperto dai lavori nel giro di pochi mesi.
Anche questa porta si trova tra Baluardo Toledo e Baluardo Marchese, ma a differenza della precedente venne costruita in modo ancora più imponente. Va immaginata come il classico ingresso ad una roccaforte: il ponte levatoio, molto più grande, era mosso tramite enormi catene, ed in cima alla porta vigilavano diverse guardie. Anche il fosso venne migliorato.
Nel corso degli anni vennero apportate diverse migliorie, oltre a numerosi lavori di manutenzione. La porta venne abbattuta nella metà dell’800, per lasciare spazio all’attuale Via Silvio Messinetti, all’epoca Via Vittoria. Ancora oggi è considerato l’ingresso principale alla città vecchia.
Da notare che i muri di cinta sono ancora parzialmente visibili osservando le dimensioni dei muri, da entrambi i lati della strada. Si può facilmente intuire dove si trovasse la porta.
Porta Conigliera
In questo caso ci troviamo di fronte ad una porta fantasma. Conosciuta anche come Porta del Salvatore, si trovava, come si può immaginare, all’altezza di Discesa Conigliera (presso il museo).
Perché è una porta fantasma? Perché non esiste una documentazione su questa porta, a differenza di tutte le altre. L’immagine affianco è puramente indicativa. Si sa solo che questa porta era costruita in direzione della strada che collegava con la marina e con il vecchio porto.
Per via del nome alternativo, ossia Porta del Salvatore, si pensò che fosse edificata nei pressi della vicina chiesa del Santissimo Salvatore (oggi Chiesa Ortodossa Rumena), e che si trovasse dunque all’interno della Villa Comunale. Sebbene questa resta solo un’ipotesi, non credo sia poi così impossibile.
Porta Milino
Siamo arrivati alla porta misteriosa, di cui quasi nessuno sa spiegarsi il nome. La porta era situata tra l’attuale Rivellino ed il Bastione Don Pedro, lungo Discesa San Leonardo. Il passaggio era ricavato da una muraglia che, dopo diversi interventi di recupero, venne abbattuta, in quanto fortemente danneggiata. Solo in seguito venne edificato il Rivellino, uno dei pezzi più recenti delle mura della città, e le precedenti mura vennero demolite. Si può notare infatti che la porta corrispondeva dove oggi sorge il plesso scolastico Umberto I°, e si apriva in direzione di Villa Berlingieri. All’epoca il muro non formava l’angolo che oggi possiamo osservare, ma proseguiva fino a ricongiungersi con il muro del fosso.
Ma perché Milino? Come riportato da antiche fonti, come Teocrito, al di fuori delle mura della città sorgeva un grande stagno, un laghetto, dalle dimensioni non esagerate, ma che si sarebbe esteso per tutta l’area che oggi chiamiamo Marina. Questa grande pozza d’acqua si estendeva dalle mura del castello sino al vecchio porto, e, secondo Nola Molise, si chiamava Milino (Melinus, Melimnum) perché: “essendo uno stagno doveva essere lutoso e di luto haveva il colore“. I termini luto e lutuoso si riferiscono quasi certamente all’aspetto che aveva questo stagno, definito anche palude. Dal Latino, luto vuol dire fango, o più generalmente poltiglia, impasto o melma, mentre dallo Spagnolo, luto indica qualcosa dal colore scuro, bruno. Melimnum è, probabilmente, derivato dal fatto che sul posto erano presenti (quasi sicuramente) molti insetti. Cercando qua e la, ho scoperto che questo termine può stare a indicare appunto insetti e larve. Non so se sia la definizione giusta, ma mi è sembrata la più sensata.
Lo stagno aveva anche una piccola funzione difensiva. Da li infatti si usciva in direzione del porto, ma anche dell’unica strada (all’epoca) che collegava verso sud, e dunque verso Capo Colonna. Eventuali attacchi sarebbero dovuti passare prima attraverso questa malsana pozza d’acqua, fungendo dunque come ultima difesa prima delle mura. In seguito ai lavori di riqualificazione, lo stagno venne completamente interrato, e le mura ricostruire. La porta di Milino venne distrutta, e sopra lo stagno vennero adibiti diversi orti.
Esistevano altri accessi?
In realtà, esistevano diversi altri accessi (considerati segreti) per entrare dentro le mura della città.
Un famoso “passaggio segreto” è la scala a chiocciola che collega l’ingresso del Castello con il fossato (Largo Lavatoio). Esiste infatti un cancello, ancora oggi visitabile, poco sotto il livello del suolo, che sbarra l’accesso ad una scala che ci conduce fino all’ingresso del castello, diversi metri più in alto. Questo era considerato un modo rapido e comodo per entrare e uscire dalla città.
Sempre lungo Largo Lavatoio, abbiamo le due porte alla base delle torri circolari del Castello. L’accesso alla Torre Comandande (quella lato strada) è stato chiuso, mentre quello visibile dalla Villa Comunale (detto Setteporte) è ancora integro e percorribile. Ovviamente non è accessibile, se non durante determinati eventi.
Inoltre, esistono moltissime storie di passaggi segreti e sotterranei. La più famosa è forse quella del fantomatico tunnel che collega il castello a Capo Colonna, storia poco credibile che, nella realtà, si potrebbe tradurre come un passaggio segreto che conduce fuori dalle mura, in direzione di Capo Colonna… Ma non un tunnel lungo quasi 15km. Inoltre, diverse abitazioni negli stretti (sopratutto lato Pescheria) pare siano collegate tra di loro tramite tunnel e passaggi sotterranei. Che sia leggenda o realtà, in molti tirano fuori questa storia.
Bene, detto questo, ho finito. Queste sono le 5 porte che la popolazione di Crotone usò, per secoli, per garantire e per negare l’accesso alla città. E’ bello vedere che si tenta di riportare alla luce vecchie conoscenze andate quasi perdute, anche perché se ne sente il bisogno. Una città senza memoria è, quasi sempre, una città senza futuro.
Spero che i 3 giorni di fiera siano degni delle aspettative. E’ brutto vedere (e sentire) molti concittadini che si lamentano dell’iniziativa, ritenuta vecchia, noiosa o retrograda. Ritengo invece che sia un ottimo punto di partenza, per iniziare a puntare seriamente alla conoscenza ed alla consapevolezza di tanti aspetti dimenticati e taciuti del nostro passato. Si basti pensare che quasi nessuno è a conoscenza del fatto che la città avesse tutte queste porte… figurarsi uno stagno vicino al castello!
Per cui, quando vi chiederanno “ma dov’erano ‘ste porte“, ora saprete cosa rispondere 😎
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