Scorre li. Abbandonato da tutti. Dimenticato. Il fiume Esaro non è quello che ti aspetti da un fiume. È un corso d’acqua, semplice, anonimo, quasi morente. Sembra impossibile che fu proprio questo fiume a dare vita alla vecchia Kroton, questo secco corso d’acqua. Solo presso la foce, solo dopo il ponte della Stazione, questo fiume riprende ad essere imponente, grande. Pieno d’acqua. Altrimenti, il terreno assorbe ogni cosa.
L’Esaro sta li da molto tempo. Negli ultimi 3 secoli ha iniziato ad essere morente, o forse aveva iniziato già prima: il problema è che solo intorno al 1700 d.C. i primi visitatori stranieri hanno iniziato a visitare la città di Crotone, pertanto prima di quel periodo non abbiamo testimonianze rilevanti.
Sebbene sia unfiumiciattolo così anonimo e, per certi versi, triste, anche l’Esaro ha un po’ di cose da raccontarci. A partire dal suo nome!
Il nome:
La leggenda ci dice:
Esaro fù un’impavido cacciatore. Giovane e scattante, vide una bella cerva aggirarsi nei pressi del fiume. Esaro allora, con passo felino, si avvicino alla cerva, ma questa lo vide! Pertanto, iniziò l’inseguimento. La cerva era veloce, ma sopratutto sacra! Esaro non poteva saperlo, e la cerva lo lasciò fare. Tanto però era ostinato Esaro! Voleva avere a tutti i costi quella cerva, per potersene sfamare. La cerva allora, stanca e oltraggiata per l’offesa, decise di trarre in inganno l’ignaro cacciatore. Fece un salto più lungo degli altri, con il quale riuscì ad attraversare l’intero letto del fiume, che era ben coperto dalle numerose cannizzate. Esaro rimase incredulo, ma non smise di seguire l’animale. Balzò nel vuoto, intrepido com’era, ma cadde in acqua! Triste si concluse la giovane vita di Esaro, che non sapeva nuotare, e morì nelle acque del fiume tra i rimproveri della sacra cerva.
La storia è interessante sopratutto per due aspetti. Innanzitutto, confermerebbe la presenza di animali non proprio domestici nella zona di Crotone. Da sempre si parla della presenza di animali come cervi, orsi, e addirittura lupi nella zona del basso Crotonese, ma mai si sono ritrovate tracce sufficenti per poter dimostrare che questi vivevano stabilmente in branco nel circondario. In secondo luogo, metterebbe alla luce un’antico culto pagano, dimenticato nel tempo, di devozione ad uno specifico o più animali. Si credeva infatti, sopratutto nell’antichità, che determinati animali, anche solo per i loro movimenti agili, fossero dotati di “superpoteri” (come diremmo oggi).
Ad ogni modo, il fiume venne chiamato Esaro proprio in memoria di questo testardo cacciatore.
La posizione:
In origine, la città di Kroton era posizionata proprio sul fiume. Si dice che fosse disposta a forma di cerchio, con il fiume che passava nel mezzo. Di questo oggi si sa poco, anche perché stiamo parlando di età Greca. In seguito, arrivò l’Impero Romano, con il quale la città conobbe un periodo di degrado che la caratterizzò fino agli inizi del XX secolo. La condizione della città cambio drasticamente. Arrivarono condizioni di vita degradate, sporcizia… ed il fiume che tagliava la città fu’ ridotto ad un corso di acqua infestata, che non giovava a nessuno.
A seguito di ciò, i Romani presero una decisione: cambiare il corso del fiume. Nell’arco di diversi anni, deviarono il corso dell’acqua (si pensa che la deviazione sia stata fatta presso il quartiere Scintille, ossia poco prima delle fontanelle di Senatore, vicino all’attuale INPS). La foce del fiume venne fatta più a nord della città, dove si trova tutt’ora. All’epoca era una distanza considerevole, e si credette di aver risolto tutti i problemi. Ma così non fu’.
Le condizioni igieniche non migliorarono, e la gente continuava a morire per malattie che rimasero in circolo fino agli sgoccioli del XVII secolo.
La navigabilità:
Altra famosa leggenda, ci parla di un Esaro navigabile. Questa storia sembrerebbe nata anch’essa assieme all’arrivo di Roma nella città, ma non si è mai trovata un prova che questo fiume potesse ospitare il passaggio di alcune imbarcazioni, anche se di stazza piccola. Non possiamo sapere come si presentava il fiume all’epoca, se le acque erano, come oggi, concentrate solo nell’ultimo tratto di fiume, o se il letto dello stesso abbia subito modifiche in larghezza nel corso dei tempi.
Tuttavia, c’è da ricordare che fino a poco dopo l’arrivo dei Romani, il fiume fu’ abbondante di acqua. Questo può favorire l’idea che alcuni dei primi coloni, a bordo di piccolissime imbarcazioni, potessero rientrare più velocemente in città da un terreno distante, magari dopo una battuta di caccia. Tuttavia, la fantasiosa idea, si limita solo a quel periodo storico. La leggenda ci parla anche di navi più grandi, e fino ad epoche recenti.
Alcuni ipotizzano che ci fosse una sorta di porto all’interno della foce del fiume, che è anche la parte più larga. Questa poteva accogliere diverse navi. Ma la presenza di una corrente piuttosto forte rende anche questa ipotesi poco credibile.
Il porto di Crotone venne costruito intorno al 1740 d.C., e prima di allora le navi, con i loro carichi, sbarcavano vicino alla città. In Via Regina Margherita, è nota la piccola Porta del Mare, o Porta Segreta, che all’epoca usciva proprio sulla spiaggia (mentre oggi, sopra ci passa la strada). Quella porta aveva appunto la funzione di favorire l’uscita e l’entrata di pescatori al mattino, ma anche di merci per le navi. Pertanto, ritengo molto più probabile che le navi attraccassero verso nord, ossia tra il castello di Carlo V e la foce dell’Esaro. In quell’immenso spazio ci sarebbe stato posto per tutti.
In conclusione, possiamo dire che tutto sommato non è un fiumiciattolo così anonomo! E nonostante il triste destino che gli sia venuto, conserva tutt’oggi una degna memoria. Sconosciuta ai più. Il fiume viene piuttosto ricordato per l’alluvione del 1996, dove l’acqua riuscì ad invadere tutte le zone limitrofe al fiume! Quartieri come Gabelluccia e Fondo Gesù furono interamente sommersi dall’acqua, innumerevoli i danni, e ci fu’ anche un costo umano di 6 vite.
La tristezza più grande è che, tra i visitatori del passato, tra gli archeologi e i giovani rampolli del grand tour, questo fiume sia stato il simbolo di una città decadente. Un tetro ruscello, di acqua sporca. Una terra arida e poco ospitale. Una città dilaniata dalla malattia e dalla insalubrità (causata, forse, dalla vita da fortezza, dentro le mura). Oggi l’Esaro è più rigoglioso, e scorre tra i suoi nuovi argini in cemento rinforzato. Il suo letto non è più una discarica per ogni sorta di rifiuto, ma è invaso dalla natura. Di certo non è un fiume salutare, dato che raccoglie molti scoli. E di certo non è un fiume navigabile!
Ma si chiama ancora Esaro, come quel giovane cacciatore di un tempo assai remoto.
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