Ieri pomeriggio abbiamo appreso ulteriori dettagli riguardo alla sentenza del Tar della Calabria che ha bloccato i lavori della nuova piscina sul lungomare di Crotone. E di tutta la vicenda, possiamo ritenere interessanti due aspetti.
Sapevamo infatti che a ricorrere al tribunale era stato il gestore di un lido balneare, che aveva parlato di una “invasione” dei lavori nella propria area in concessione. Il timore – legittimo – dell’imprenditore era quello di vedersi danneggiata la stagione estiva: ad oggi non sappiamo se la struttura sarà realmente ultimata entro l’estate, ma possiamo presumere che, verosimilmente, ci vorrà almeno la fine dell’anno, sopratutto dopo il ricorso che ha fatto perdere due settimane di lavori.
Effettivamente, ieri si è svolta una riunione bonaria tra le parti, in cui è stato concordato che il Comune di Crotone si sarebbe impegnato a liberare l’area invasa entro il 31 marzo prossimo. Ma di che area stiamo parlando? Tenetevi forte: di uno spazio lungo appena 4 metri. Che, tra le altre cose, era stato concesso dal Ministero al Comune proprio per eseguire i lavori. Motivazione che evidentemente non ha retto di fronte ai giudici amministrativi, che hanno così bloccato tutto.
I giudici infatti hanno ritenuto plausibili le preoccupazioni dell’imprenditore, che avrebbe addirittura affermato di voler tutelare le 17 persone che, a vario titolo, lavorano nell’attività estiva. Ma davvero quattro metri avrebbero potuto causare la chiusura dell’attività? Difficile a dirsi (e pure a crederci), visto che comunque lo stabilimento ha accettato la rimodulazione degli spazi concordata con l’ente.
Da tutta questa vicenda è difficile trarre una morale. Se ne può solo dedurre che quattro metri siano una misura sufficiente per bloccare un’opera pubblica. Ed anche questo parametro, oggigiorno, vale a fasi alterne.
Lascia un commento Annulla risposta