Il processo di riabilitazione di Bettino Craxi sta raggiungendo nuovi livelli, impensabili fino a qualche anno fa. Oggi si parla di esilio ingiusto, ricordato anche da Mattarella nonostante gli screzi del passato, mentre c’è chi addirittura torna a scagliarsi contro la “mattanza giudiziaria” di Mani Pulite. Ben due le pubblicazioni uscite in contemporanea per celebrare i 25 anni dalla sua morte, con tanto di servizi televisivi, presentazioni (in biblioteca e presso le istituzioni) e parole di ammirazione e ricordo di un leader politico che, oggi, si riscopre “gigante”.
C’è chi parla già di bibliocraxia, o comunque di craxificazione. Ed è un processo che in parte ci può anche stare. Nel senso: ci sta che i familiari cerchino di onorare la memoria del defunto. Ci sta che i socialisti cerchino una rivalutazione storica dell’operato del loro leader più noto, importante ed influente. E si, ci sta anche un giudizio più obiettivo da parte nostra, che però non può trascendere dalla realtà, come si sta cercando di fare in queste ore.
Sarebbe inutile mettersi a rielencare tutte condanne definitive – per corruzione e finanziamento illecito – e tutti i procedimenti giudiziari, tra cui figurano anche diversi reati prescritti ed i rinvii a giudizio e sentenze non passate in giudicato per via del suo decesso… Perchè è vero, Craxi pagò per tutti, e venne ripudiato come un appestato anche dai suoi fiancheggiatori più stretti. Ma non era di certo una “mattanza giudiziaria” quella che portò alla rovinosa caduta della prima repubblica.
Craxi fù un politico corrotto. Sarà anche stato un “grande statista” (titolo che oramai si attribuisce a chiunque), un “gigante” o comunque “faraone” come l’ha chiamato qualcuno. Ma fu un politico fortemente inviso in vita, pur con i suoi sostenitori, sulla cui figura si cerca oggi una rivalutazione storica che sa tanto di revisionismo.
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