È sempre più foriera di scontri e rivalità la ricorrenza del 25 aprile, che anche quest’anno ci riserva la sua grottesca dose di velleità e polemiche ad orologeria. Ancora oggi non ci riesce a fermare sull’evento in sè, la liberazione dal regime nazifascista, l’evento storico che dovremmo celebrare e che invece passa in secondo piano rispetto alle schermaglie di oggigiorno.
Le notizie si rincorrono. Dopo il caso Scurati ora tocca ad una foto di La Russa a testa in giù, mentre posa vicino ad un dipinto di Mussolini. Intanto il Ministro Lollobrigida và in aula a dire che l’antifascismo “è divisivo” e si susseguono gli editoriali e le lettere per far equivalere antifascismo ed anticomunismo. La storia della celebrazione si perde in tutte queste obiezioni, che, attenzione, non sono casuali, e fanno parte dello storico tentativo della destra di riscrivere la storia della resistenza.
A questo punto è inutile ripetere sempre le stesse cose. Ed è evidente che serve un punto fermo nella storia italiana, incontestabile, che ci permetta di dire: oggi ricordiamo questo. Ed il 25 aprile noi non abbiamo alcun interesse a sbeffeggiare La Russa (possiamo farlo tutto l’anno, anche per le sue affermazioni), ma anzi dovremmo ricordare semplicemente la storia. E dunque la cacciata, a furor di popolo, dei fascisti e dei nazisti.
La consapevolezza della storia prima della parte politica. Perché altrimenti non facciamo altro che fare il gioco dei partiti, svilendo una ricorrenza fondamentale (nel bene e nel male) per la storia del Paese.
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