Leggo che il Comune di Botricello ha ottenuto il via libera, da parte dell’Asp di Catanzaro, alla costruzione di un piccolo ospedale di comunità. Ed è una notizia che provoca in me reazioni contrastanti: da una parte ne sono contento, vista la distanza dell’abitato dai principali ospedali di Crotone e Catanzaro. Ma al contempo mi fa storcere il naso, perché sembra configurarsi l’ennesima cattedrale nel deserto.

Negli ultimi anni si sta dando il via libera alla costruzione di numerose strutture sanitarie – denominate tra spoke, hub, cot, com e varie altre sigle – che di fatto non sono ospedali ma presidi sanitari. Nel caso di Botricello si parla di una struttura di 1.350 metri quadri pronta ad ospitare un massimo di 20 posti letto.

L’autorizzazione prevede per prima cosa la costruzione di una sala operativa per la gestione delle emergenze (circa 200 metri quadri) e rimanda la gran parte dei lavori a data da destinarsi. L’obiettivo è quello di creare due strutture distinte ma inglobate in un unico presidio, avvalendosi dei fondi del PNRR e dunque entro il 2026.

Fin qui, tutto bene. È un’opera necessaria e di sicura utilità per il comprensorio tutto. Ma una volta terminato (ammesso che si riesca a terminare i lavori, visti anche i ritardi negli altri “ospedali” in costruzione) chi ci lavorerà? Una domanda non da poco, visto il continuo fuggire di medici ed infermieri dalla sanità regionale.

La sanità continua ad essere gestita in maniera fumosa, quasi esclusivamente tramite spot. E la circostanza diventa ancora più evidente in vista di una votazione: l’iter per l’ospedale di Botricello è partito nel 2022, ed il via libera è stato dato ad un mese dalle europee. Sicuramente un caso.

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