Il recente attacco armato di Hamas ha colto di sorpresa un po’ tutto il mondo. Forse nessuno si aspettava un raid così organizzato, così potente e così veloce, sui cui numeri (tra morti, feriti e dispersi/ostaggi) aleggia ancora incertezza. Quel che appare certo è la risposta violenta di Israele, con Netanyahu che ha già annunciato di essere “in guerra”.
Scostando un attimo la nostra attenzione dal fatto in sè, è abbastanza evidente che buona parte dell’occidente ha preso le difese di Israele, annunciando piena solidarietà e massima disponibilità negli aiuti. Allo stesso tempo, puntare il dito contro le politiche colonialiste ed oppressive dello stato ebraico ti fa diventare sostenitore dei terroristi, ed in questi giorni in molti stanno pagando lo scotto del sostenere la causa palestinese.
Tutto questo accade, curiosamente, per mano degli stessi paesi che mesi fa si sono schierati a spada tratta a difesa dell’Ucraina. Con una sola differenza: nel primo caso, ci si è schierati contro l’invasore (la Russia), nel secondo caso invece, al contrario, ci si è schierati con l’invasore (ossia Israele). Ci si schiera a convenienza, evidentemente.
Perché non dobbiamo dimenticarci che il popolo invaso ed oppresso è proprio quello palestinese. Non dobbiamo dimenticarci delle violazioni internazionali per i territori occupati illegalmente, dei numerosi crimini di guerra su cui indaga l’Aja, o del fatto che i soldati israeliani possano uccidere a sangue freddo dei giornalisti senza neppure essere processati, e bombardare redazioni ed emittenti senza alcuna conseguenza.
Sia ben chiaro: tutto ciò non autorizza nè giustifica il brutale attacco di Hamas, nè deve essere letto a favore della guerriglia islamica. Nè bisogna scadere nelle frasi aberranti lette online, dove ci si compiace di Tel Aviv in fiamme. Ma al contempo, non possiamo credere nè tollerare la narrazione unilaterale di Israele, che non è di certo un santo nè un martire.
Israele và ridimensionato, non và alimentato. Ma si sa: le guerre fanno muovere l’economia. E non solo quella del medio-oriente. Per cui è evidente che tutti hanno interesse nel sostenere la risposta armata (persino l’assedio, che sarebbe un nuovo crimine di guerra), durante la quale a farne le spese saranno i civili palestinesi, già provati da decenni di privazioni e restrizioni, costretti a vivere imprigionati in una striscia di terra nella quale vengono costantemente bombardati.
Che soluzione è questa? Una soluzione che ricorda le riserve indiane di americana memoria. La cui commemorazione avvenne solo postuma.
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