Ieri sera mi è capitato di leggere un articolo riguardo un recente sondaggio svolto da SWG, in merito ad un tema che torna ciclicamente nel dibattito pubblico: il nucleare. Secondo questo nuovo sondaggio, il 54% degli intervistati sarebbe favorevole a valutare l’uso di nuove tecnologie, in particolar modo se le centrali fossero lontane dalle rispettive abitazioni ed a fronte di un consistente sconto in bolletta.
Apro una parentesi su SWG, che da anni realizza sondaggi e servizi pro-nucleare parlando di una sempre maggiore propensione degli italiani alle tecnologie di nuova generazione. Salvo poi scoprire che gli intervistati sono scelti, come nel caso dell’ultimo sondaggio, su “un campione rappresentativo di italiani maggiorenni e presentato il 5 ottobre a Milano in occasione della quarta edizione della Intelligence Week promossa da V&A e Dune intitolata Nucleare, si può fare?“.
Aldilà delle metodologie statistiche e delle percentuali, colpiscono due aspetti. Il primo, è l’essere favorevoli al nucleare purché sia lontano da casa. Il classico mettere le mani avanti di italico costume, occhio non vede e cuore non duole. Ma quelle centrali dovranno pur realizzarsi da qualche parte, con tutto l’impatto che avranno.
In secondo luogo, è l’apertura all’energia nucleare “in cambio” di uno sconto in bolletta. L’idea propagandata infatti è che il nucleare è meno caro, e la cosa potrebbe essere vera se vi fossero talmente tante centrali da soddisfare l’intero consumo nazionale. Ma in realtà non è mai stato così, e vi basta fare una ricerca per scoprire che i costi rimarrebbero pressochè invariati (vi cito giusto una fonte imparziale e che di recente è molto seguita online).
A questo punto, tutti questi messaggi, tutti questi articoli, tutti questi sondaggi, sono delle forme di pressione sull’opinione pubblica, per spingerla non tanto a cambiare idea ma a valutare l’eventualità di cambiare idea. Magari con qualche incentivo, come la centrale invisibile e lo sconto in bolletta. Tanto basta, evidentemente.
Gli italiani hano votato più volte contro il nucleare in diversi referendum, l’ultimo del 2011. Questo non vuol dire che il parere espresso oltre dieci anni fa sia definitivo e vincolante per sempre. Al contrario, il parere deve essere richiesto alla popolazione, a tutta la popolazione, che prima deve essere adeguatamente informata di quali sono le aree ipotizzate per le centrali, di cosa comportano, e tanto altro che non viene mai trattato.
Solo l’esito di un referendum popolare potrà dire se gli italiani sono o meno favorevoli al nuovo nucleare. Ogni tentativo di ammorbidire l’opinione pubblica è sbagliato, anche se questa spesso dimostra opinioni scontate da barattare con sconti immediati e necessità quotidiane.
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