È risaputo da sempre ormai, la Festa della Madonna di Capo Colonna è l’evento religioso più sentito della città di Crotone. Viene festeggiato più dello stesso santo patrono della città (il povero San Dionigi Areopagita). Da secoli la città di Crotone onora e festeggia questa figura, legata a misteri e miracoli, anche se i più non lo sanno.
Proprio così, sarà l’immagine più sacra della nostra terra, ma di lei si sa spesso troppo poco. Come, del resto, anche dell’Areopagita. Con questo articolo, intendo proporre ai più un punto di partenza sui miti e sulla storia vera di questo quadro. Cosa si sa veramente, com’è arrivato fino a noi, e sopratutto degli importanti eventi che lo hanno reso ancora più sacro.
I più anziani ricorderanno sicuramente delle storie, raccontate dai loro genitori, di eventi importanti o comunque non di poco conto. Però spesso se ne dimenticano, non se ne ricordano bene, o non hanno intenzione di raccontare le stesse storie ai loro figli o i loro nipoti. Infondo, una caratteristica che accomuna la maggior parte dei Crotonesi è proprio la poca voglia di documentare, quindi tutto quello che viene raccontato poi subisce variazioni, modifiche anche radicali, e si finisce per avere dieci racconti diversi sulla stessa cosa. È da secoli che poco ci importa di lasciare qualcosa di scritto.
Oggi però facciamo un’eccezione. Con quello che si sa, cercherò di creare un valido punto di partenza per tutti. Si incomincia dall’arrivo del quadro nella nostra terra, elemento fondamentale per capire l’origine dell’icona, ma “ovviamente” poco noto. Anzi, proprio sconosciuto.
L’evento religioso
La Festa della Madonna di Capo Colonna ricade, ogni anno, la terza domenica di Maggio. A partire dall’ultimo di Aprile, il quadro della Madonna viene esposto nella Basilica di Santa Maria Assunta (più nota come il Duomo), Cattedrale della città, per l’evento del Bacio del Quadro. L’evento principale è il pellegrinaggio a Capo Colonna, dove il quadro viene portato a spalla dai portantini per circa 13 km, di notte, nel Santuario di Capo Colonna. La domenica mattina il quadro verrà posto su una base poco fuori la chiesa, e durante la giornata verranno celebrate le messe. Nonostante ciò, durante il mese di Maggio il quadro esce più volte per dei piccoli pellegrinaggi cittadini, come il saluto (che vale anche come benedizione) ai malati dell’ospedale. Dopo che la giornata di preghiera è conclusa, in serata il quadro ritorna via mare al porto di Crotone, e da li verrà portato nuovamente in chiesa. Il suo arrivo è celebrato da importanti fuochi d’artificio, oltre che da un cordone di barche che illuminano il mare notturno.
Ogni setta anni, ricade il settennale. Non vi sono importanti differenze in termini di celebrazione, cambiano solo due cose. Anzitutto, viene usato il vero quadro della madonna, quello secolare. Durante gli altri anni infatti, viene utilizzata una copia, più piccola. In secondo luogo, il ritorno del quadro non avviene via mare, bensì ritorna trainato da buoi bianchi, ripercorrendo la stessa strada fatta durante la nottata precedente. Non so il perché questo evento cada ogni sette anni, e rimane tutt’ora un piccolo grande mistero. C’è chi ipotizza il 7 un numero con un significato particolare, a livello religioso o mariano, ma non sapendo non espongo di più.
La leggenda del suo arrivo
Come il quadro sia arrivato fino a noi lo narra semplicemente la leggenda di San Dionigi l’Areopagita, che l’avrebbe trasportato fino a qui. Si racconta infatti, che lo stesso Patrono della città, intorno al V secolo, l’avrebbe portato dalla Grecia fino a Capo Colonna. Nel contempo, divenne anche il primo vescovo della città. Sempre secondo la leggenda, si saprebbe anche il quadro venne dipinto da San Luca Evangelista. Va ricordato che la figura di San Dionigi Areopagita non è una figura leggendaria, bensì è la figura di un uomo realmente esistito.
La storia del culto
Bisogna dire però che se il promontorio di Capo Colonna una volta veniva chiamato Promontorio Lacinio un motivo c’è. Ed ora approfondiremo questo discorso che pare ignoto e oscuro, ma che in realtà è piuttosto semplice e lineare.
Anzitutto, la storia di Crotone e del suo circondario risale (anno più anno meno) al 700 a.C., pertanto, limitare la sua storia dal 500 d.C. ad oggi è già una falsa partenza. Un errore molto grave. Bisogna ricordarsi il susseguirsi di civiltà e popolazioni del luogo, di particolari eventi storici (la Cristianizzazione dei culti pagani) e che sopratutto fummo una colonia Greca. La storia del culto della Madonna di Capo Colonna nasce proprio dai Greci.
Nella zona di Capo Colonna sorgeva il Tempio di Hera Lacinia, di cui oggi rimane solo una colonna a testimonianza della gloria del passato. Nel tempio appunto, si venerava Hera, la Dea Madre, patrona del matrimonio e del parto, oltre che sorella e moglie di Zeus. Una personalità di tutto rispetto!
Finché ci furono i greci, tutto rimase tranquillo. Con l’arrivo del Cristianesimo, attraverso la successiva colonizzazione Romana, il soggetto dell’adorazione della popolazione cambiò, e divenne la Maria madre di Dio che noi tutti oggi conosciamo. Entrò in gioco la Cristianizzazione, ossia quel movimento che trasformava i culti pagani in feste o riti Cristiani. Il tempio di Hera, ormai decadente, venne sostituito (tra l’anno 1000-1200 d.C.) con il Santuario. Questo, non venne costruito sopra il tempio di Hera, come comunemente si dice/pensa, ma poco lontano.
Per tanto, il culto non è di origine Cristiana, ma semplicemente un adattamento dai vecchi culti alla nuova religione, che è quella che oggi la maggior parte della gente professa. Forse tra diverse centinaia di anni, succederà la stessa cosa.
La storia del quadro
Fino ad ora abbiamo affrontato il discorso del culto religioso, di come è cambiato nei secoli. Ma quel quadro, chi lo ha dipinto? Chi lo ha portato li a Capo Colonna? Nella leggenda si parla di San Luca Evangelista, che lo avrebbe dipinto, e di San Dionigi Areopagita, che lo avrebbe trasportato fino a li. Storicamente non esistono testimonianze o documenti, ma le ipotesi più accreditate sono altre.
Partiamo con delle date: il quadro sarebbe stato dipinto nel XI secolo (intorno all’anno mille). Raffigura una Madonna Nera, ed è di sicura origine orientale, probabilmente Siriana-Bizantina. Subì numerose modifiche e restauri nel corso del tempo, venne anche abbellito con pietre preziose e ornamenti in oro e argento, passando dalla semplice tela dell’epoca all’effige che tutti oggi conosciamo.
La teoria più accreditata (ma che rimane pur sempre una teoria) è che il quadro venne dipinto e trasportato a Capo Colonna da dei Monaci Basiliani, ossia devoti a San Basilio, dalla vicina Puglia. Più precisamente, dal paesino di Salice.
Se ti stai chiedendo perché ci sia questa teoria, la risposta va ricercata nella storia. Già dal 300 a.C. circa il promontorio Lacinio era il confine tra gli imperi di Roma e Cartagine. Per essere precisi, il promontorio rientrava nel Trattato di Taranto, e per tanto questo collegamento con la Puglia renderebbe plausibile la teoria.
La storia del Santuario Cristiano
Furono gli stessi monaci Basiliani a fondare l’attuale Santuario, che però non è sempre stato come lo vediamo oggi. Subì numerose modifiche nel corso della storia, venne distrutto e ricostruito più volte, e venne adibito a più scopi.
Originariamente, i monaci non costruirono il santuario, ma si limitarono a piazzare un’edicola votiva (la Coniceddra) in quel punto. Crearono dunque una sorta di muro nel quale poi “incastonarono” il dipinto. Solo in seguito venne edificata per la prima volta la chiesa. Originariamente la pianta dell’edificio doveva essere di forma Bizantina, come anche diverse altre chiese nella città di Crotone.
A poco a poco, la pressione del Cattolicesimo iniziò a farsi sentire, e il santuario subì numerosi interventi di restauro. Diverse volte, il santuario venne completamente demolito e ricostruito da zero. A testimonianza di ciò, vi sono i resti sepolti sotto la stessa chiesa, che comprendono altre mura oltre che diversi cadaveri (circa una trentina), che farebbero pensare ad una semplice successione temporale, dove i santuari venivano costruiti uno sopra l’altro.
Nonostante l’importanza del luogo, i secoli continuavano a passare, e arrivò la decadenza. Introno al XVIII secolo, il santuario era un Eremo, ossia ospitava i mendicanti e i senzatetto, che vivevano di elemosine e dei frutti della terra. A partire da questo secolo, la documentazione del santuario inizierà ad essere più dettagliata e precisa, e si sa per esempio che nel 1819 la chiesetta venne completamente ristrutturata da Anselmo Berlingeri, privatamente.
Ad oggi, la chiesa subì un altro importante restauro nel 2000, in occasione del Giubileo. Oggi, poco a poco, la costa sottostante sta franando nel mare, e non sono stati presi provvedimenti.
I Miracoli compiuti
Su quale sia il primo miracolo del quadro è nota la leggenda del ritrovamento del quadro dopo il tentato furto da parte dei Turchi, che è senz’altro la leggenda più nota alla popolazione. Questa leggende venne narrata per la prima volta nel “Libro dei Miracoli“, scritto da ignoto, attorno al 1500. Si narra che durante le incursioni Turche del 1519, questi avessero saccheggiato la zona di Capo Colonna. Durante il saccheggio, rinvennero il quadro della Vergine, e tentarono di distruggerlo accendendo un bel rogo. Dopo oltre 3 ore nelle fiamme, il quadro, miracolosamente, non aveva ancora subito alcun danno! Allora, i Turchi decisero di rubare il quadro, e di portarselo come bottino. Caricato sulla nave però, questa non ne voleva sapere di salpare. Erano diretti verso la foce del Neto, ma nonostante gli sforzi, la nave rimase ferma. Solo allora pensarono che quel quadro potesse essere la causa di questo problema, e decisero di gettarlo in mare. Solo allora, la nave poté salpare. In seguito, il quadro sarebbe stato ritrovato da un pescatore, certo Agazio lo Morello, nei pressi delle spiagge sotto la torre di Capo Nao, che se lo prese e lo conservò in casa, dentro una cassapanca. Solo in punto di morte rivelò di possedere quel tesoro, che dunque torno al suo Santuario.
Questo è il primo miracolo compiuto dal quadro. Ma non è mica l’unico! Nel 1638, la città di Crotone venne assediata sempre dai Turchi. Gli abitanti però, memori dell’avvenimento precedente, decisero di esporre il quadro della Madonna sulle mura della città. I Turchi, alla vista del quadro, scapparono via temendo di essere colpiti da chissà quale maledizione!
Altro miracolo lo compì nel 1832, quando avvenne un forte terremoto che colpì tutta la Calabria. Anche la città di Crotone fu colpita, e per paura di eventuali crolli, la popolazione (una buona parte, non tutta) si riunì nell’attuale Largo Umberto I, uno spazio aperto dove potevano sostare nell’attesa. il prete dell’epoca, impaurito per eventuali crolli del Duomo, decise di spostare il quadro della Madonna dalla chiesa, e lo espose sempre in Largo Umberto come simbolo di protezione. Non ci furono più scosse di terremoto, ne tanto meno crolli o vittime, e questa situazione venne riconosciuta come un miracolo della madonna, che non aveva fatto accadere nulla. Quello stesso anno venne eretta una coniceddra proprio nel punto in cui venne posto il quadro della madonna, ed ancora oggi esiste. Al suo interno viene esposta oggi una copia del quadro (dipinta da un certo Cantafora) molto bella, che assomiglia molto alla figura dell’epoca (non molto ristrutturata). Nel 2012, in occasione del settennale, quella tela è stata abbellita con una corona di pietre preziose.
Sebbene non esistano fonti, si narra che nel 1851 la madonna salvò la città da un’epidemia di colera. Allo stesso modo (cioè senza fonti), nel 1908 avrebbe salvato la città di Crotone da un terremoto. Purtroppo, in coincidenza con il periodo di degrado sopra citato, le informazioni a riguardo sono scarse e poco chiare.
Evento molto chiaro invece avvenne nel pellegrinaggio del 1931, dove molti fedeli poterono assistere ad un miracolo. Don Armando Camposano venne quasi schiacciato dal quadro, che stava per cadere dal carro che lo trasportava, a causa dei buoi imbizzarriti. Mentre il quadro stava cadendo, questo esclamò urlando “Madonna mia fermati!“. Miracolosamente, i buoi si calmarono, ed il quadro che stava per cadere rimase pendente e non si schiantò per terra (ne tanto meno sul povero prete). Dopo qualche attimo di sconcerto, il quadro venne risistemato e il pellegrinaggio poté proseguire.
Concludendo
Con più di mille anni di storia, questo articolo di poco più di 2000 parole racconta tutto quello che si sa su questo quadro, su cosa simboleggi e su altri piccoli dettagli che non conosciamo. È triste che si sappia così poco a riguardo, anche se vedo che con il passare degli anni le documentazioni a riguardo sono molto più precise, e quindi arriveremo ad un giorno che 2000 parole non basteranno per descrivere un decennio.
Lo spero vivamente. Sebbene non sia ne Cristiano ne tanto meno Cattolico, non ci si può permettere di perdere un pezzo di storia così importante. Con la convinzione di aver fatto un piccolo regalo a tutti gli interessati, non posso far altro che augurarvi un buon mese Mariano, ed una buona celebrazione 🙂
Lascia un commento Annulla risposta