Oggi, dopo una serie di rinvii, doveva uscire in edicola il primo numero dell’Unità. Ovvero, l’ennesima nuova Unità che, fondata dal povero Gramsci, si vede ripresa da un nuovo direttore (Pietro Sansonetti, ex direttore del Riformista ora diretto da Matteo Renzi) e da un nuovo taglio editoriale e di contenuti.
Come saprete, sono un avido collezionista di primi numeri. Negli ultimi anni ne ho collezionati diversi, ed avrei aggiunto volentieri alla mia collezione anche questo. Anche perché diciamocelo: non è che manchino giornali “di sinistra”, ma qualche novità nel panorama interno non fa di certo male.
C’è però da dire che questa nuova Unità parte male. Davvero male. Anzi, malissimo. Non solo per il neo-direttore, non solo per i rinvii e per le difficoltà tecniche, non solo per il fatto che il sito apparso online è già riempito con articoli acchiappa click dall’evidente taglio scandalistico. Ma sopratutto perché in edicola non arriva.
E quando un giornale si prefigge di rappresentare una comunità, non può mancare dalle edicole. Perché questo trucchetto per risparmiare lo conosciamo bene, e gli edicolanti confermano.
Alla fine, il primo numero della nuova unità non sono riuscito ad averlo. Tutti la stessa risposta: non l’hanno portato. E quindi, evidentemente, è inutile anche cercarlo.
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