La brutta ondata di maltempo che ha colpito la città ed il circondario ha lasciato molti danni. Ben due trombe d’aria sono arrivate a colpire la terraferma, senza ferire nessuno ma distruggendo tutto ciò che trovavano sul loro percorso.
Queste si sommano non solo alla mole di pioggia caduta, ma anche ad un altro fenomeno: quello delle mareggiate. In alcuni punti della costa urbana infatti il mare ha oramai raggiunto i muri o i terrapieni costruiti dall’uomo, che nulla possono contro la forza della natura.
I danni prodotti dalle mareggiate, a Crotone, non godono di particolari attenzioni. O per meglio dire: se fanno danni a qualche lido balneare, tutti sul piede di guerra a chiedere nuovi scogliere. Ma quando si presentano danni alla linea di costa, al litorale ed alla battigia, poco importa.
Eppure questi danni sono quelli che anticipano– ed in un certo senso annunciano – ciò che comporta il progressivo avanzamento dell’acqua, e dunque una maggiore esposizione alla sua furia.
In foto, vedete un pezzo del “basamento” argilloso su cui è poggiata la sabbia nel tratto di spiaggia del Ranieri, di cui più volte mi sono occupato sia sul giornale che su questo blog. Il mare è alto, ed ancora piuttosto mosso. Ma è evidente come l’acqua abbia oramai fatto sparire il lembo di sabbia sottostante.
Rimossa la superficie sabbiosa (che in alcuni tratti è composta da strati di arenaria molto compatta, e bella da vedere), l’acqua è riuscita a staccare alcuni blocchi d’argilla dalla base del suolo, spargendoli qua e la e portandoseli via. Ciò anche per via del fatto che va a sbattere contro il terrapieno artificiale realizzato oramai mezzo secolo fa durante la costruzione della strada soprastante.
Il risultato è che oltre a mangiarsi lentamente il terrapieno – e spargendo così in mare tutti gli scarti utilizzati per realizzarlo – l’acqua compie anche la tanto temuta erosione. Sembra una fesserie, quel blocchetto di argilla staccato. Ma non tornerà più al suo posto, e contribuirà a cambiare la morfologia ed i depositi sabbiosi.
Ciò lascerà più esposta l’argilla sottostante, che potrebbe staccarsi successivamente con una nuova ondata di maltempo. E così via, fino alla completa perdita del lembo di spiaggia.
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