La mia scheda elettorale è quasi satura, altri tre timbri e dovrò ricevere la nuova. Oggi ho notato questa cosa e ci ho riso sù, chiedendomi entro quando dovrà avvenire, questo cambio. Ipotizzo entro il 2025, ma vedremo.
Alla fine alle urne mi sono presentato, nonostante i numerosi dubbi e le mie titubanze. E devo ammettere che oramai sono caduto anche io nel baratro disfattista del “tanto non cambierà nulla“, perché in fondo l’andare a votare non corrisponde più a nulla se non ad una mera appartenenza di bandiera.
Eppure, ho voluto schierarmi. Sempre e comunque contro la destra. Ma la domanda che mi ronza in testa è: a che pro? Perché cerco di sforzarmi di trovare un appiglio, a questa appartenenza. Ma non lo trovo. Probabilmente perché non c’è.
Non esisto, per la politica che sostengo. Non ho rappresentanza. Non ho voce in capitolo. I miei problemi (che sono i problemi di tanti giovani meridionali) non sono più problemi interessanti, degni di nota o di essere discussi. Io devo arrangiarmi. E già lo faccio, come posso.
Ci vuole una speranza, a sinistra. Perché i temi di bandiera utilizzati in questi anni non sono i temi principali del paese. Ma questo è un discorso che andrà affrontato dopo questa sera, perché prima bisognerà capire come affrontare il governo che verrà.
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