Incredibilmente la morte di Gorbaciov ha riscosso un ampio eco mediatico, almeno in Italia, dove è entrata addirittura in campagna elettorale. Contro ogni senso e logica, i primi ad elogiare il defunto ex-leader sovietico è stato il centro-destra, che a suon di tweet ha battuto sul tempo anche le tiepide parole del centro-sinistra.
Ovviamente occorre fare un distinguo: per il centro-destra Gorbaciov fu colui che pose fine al “gioco comunista”, e di fatto viene considerato un subalterno di Regan. Lo stesso dipinto che se ne fa in Russia, dove è considerato ancora oggi una pedina a stelle e strisce.
Non stupisce allora che per Salvini ha “lasciato un segno importante“, mentre Lupi ne celebra la dedizione per la “libertà dei popoli“. Ogni considerazione dunque si cristallizza sul periodo sovietivo, e non sui restanti trent’anni di vita che ha condotto in totale stato di abbandono.
Già, perché Gorbaciov ha continuato a denunciare le storture del suo paese, della Federazione Russa che contribuì a costruire, fino a non molti giorni fa, quando chiedeva di fermare Putin. Quando si schierò contro la guerra in Ucraina, certo, ma anche quando si pose a difesa dei dissidenti, contro la repressione interna, contro l’autoritarismo ed il nazionalismo.
Gridi di allarme e di aiuto ad un occidente sordo, che fino ad oggi ha girato gli occhi dall’altra parte facendo finta di non vedere per mero interesse economico. Ecco, di tutto questo i politici nostrani non parlano. Si preferisce ricordarlo per ciò che fu un tempo, che non per ciò che ha detto e fatto dagli anni novanta ad oggi.
E poi, ci sono le posizioni dei partiti comunisti, che in Italia sono ancora muti. Tutti a parte quel gruppo di sbandati e defenestrati guidati da Marco Rizzo, che in un tweet ha espresso tutta la sua gioia per la morte di Gorbaciov, con tanto di bottiglia di spumante per festeggiare. Una roba che si commenta da sola, e che mette in luce il risentimento ancora vivo negli ambienti vicini alla falce ed al martello.
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