Ieri mi sono fatto un bagno di realtà dopo il piacevole incontro con un referente commerciale riguardo un’attività in franchising. L’idea di avviare qualcosa di mio non mi ha mai abbandonato, resta però l’incognita del cosa avviare, che Crotone è una piazza difficile. Molto difficile.
Al netto di queste considerazioni, ho trascorso un bel pomeriggio con una persona preparata e realista, che mi ha spiegato pragmaticamente cosa aspettarmi. Aldilà di ogni idea imprenditoriale, il problema di fondo resta uno ed uno soltanto: i soldi. Quanti ne hai – o quanti ne devi chiedere in un eventuale prestito, che non è detto ti sia concesso – determina la riuscita o meno dell’impresa.
Ed io, che come ogni comune mortale non dispongo di grandi capitali nè di particolari garanzie, mi trovo di fatti davanti ad una salita estremamente difficile. Richiedere il finanziamento, pagare un corposo affitto (anticipando non poco denaro per i primi periodi di fermo) attivando tutte le utenze necessarie, e le fidejussioni, e l’acquisto del “gettone” per il marchio, e l’assicurazione per i beni, ed il mobilio, senza dimenticare i lavori per mettere a nuovo il magazzino e tante altre cose che, al momento, ho di certo dimenticato.
Certo, tutto questo fa parte del lavoro dell’imprenditore. Quanto meno, di quello serio: cioè di quello che non apre tanto per aprire sfruttando un’incentivo, ma che ci prova realmente e seriamente, e che oltre al consumo di denaro porta in seno anche un incisivo consumo di tempo. Vale davvero la pena investire tutto questo patrimonio in un’attività di nicchia, che non è detto che vada e che potrebbe finire con il piegarsi alle logiche locali?
Non lo so. Al momento non lo so. So solo che l’idea mi attira, e che potrei svilupparla da qui ai prossimi mesi. Ora però inizio a capire chi dice che imprendere è un’impresa. Perché chi parte da zero ha davvero tanto di cui tener conto, sempre a patto di voler fare le cose per bene.
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