Ieri ha aperto una nuova pizzeria in città, l’Antica Pizzeria da Michele: in realtà aveva aperto già la sera del 18, ma nei numerosi comunicati stampa inoltrati la data riportata era il 19. Si tratterebbe di una pizzeria “nota a livello internazionale, per la ricercatezza e la fedeltà alla tradizione con cui si approccia alla nobile arte della pizza“, che di fatto è un franchising ben strutturato che cerca di mantenere una nota di storia.
Diciamocelo molto chiaramente: la pizza napoletana non è tutta ‘sta novità. A Crotone sono già presenti almeno due pizzerie napoletane, riconosciute da due distinte associazioni di pizzaioli, e tante altre pizzerie che lavorano altrettanto bene pur senza lodi sperticate. Adesso c’è questa che può vantarsi di essere una delle più antiche (non la più antica), ma sopratutto può vantare un bel posto in riva al mare.
Inizia ad avvertirsi anche dalle nostre parti l’onda della campanizzazione. Fino a qualche anno riuscivamo ad evitare l’attenzione e l’interesse delle realtà campane, maggiormente concentrate nell’alta fascia tirrenica del cosentino. Adesso iniziamo a subirle anche noi. Non solo sul versante culinario e gastronomico, ma anche per quanto riguarda la musica: questa estate sarà un tripudio di cantanti napoletani, in concerto tanto nei locali cittadini quanto nei villaggi estivi, come si evince dalle numerose locandine ai bar.
Ovviamente non è una cosa negativa, ma una moda temporanea. Basti pensare che qualche anno fa abbiamo assistito allo spopolare di pizze gourmet fatte in millemila modi diversi, e tutte le pizzerie si sono gradualmente adattate. Ora inizia a spopolare il concetto tradizionalista della pizza genuina, poche ma fatte bene, e verosimilmente l’apertura di questo ennesimo franchising porterà le altre pizzerie ad adeguarsi, da qui a qualche anno, ai menù.
Nel mentre, e lo dico con non poco rammarico, i menù si adeguano e si omologano. Nessuna pizzeria serve più come antipasto le tipiche zeppole salate calabresi, ma oltre a patatine fritte e alette di pollo (!) trovi i cuòppi fritti. La pizza marinara? Ormai si mangia senz’aglio, che è pesante. E la calabrese? Te la fanno con la ‘nduja, e pure senza olive. Anche questa è una forma di omologazione, che ammazza la pluralità e rende le pizzerie tutte uguali, anche nelle gourmet (che di fatto sono le stesse a tutte le parti).
Proprio come questo franchising: fa pizze, ma pretende di venderti un’esperienza di chissà che tipo. Un po’ come ogni sceneggiata napoletana che si rispetti.
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