Ieri sera, sfogliando i quotidiani online a fine giornata, mi è capitato di imbattermi in una serie di curiose affermazioni riguardanti la salute di Putin. Ho dovuto rileggere più volte quel titolo messo in prima pagina dal Corriere della Sera (solo il titolo perché, come già detto, è diventato illegibile) secondo cui si curerebbe con del sangue di renna, che per altri è di cervo. E poi giù pesanti con le indiscrezioni: forse quel sangue lo beve, forse se lo inietta, forse si fa degli impacchi.
Già, forse. Che notizia è un “forse”? Non è una notizia. Che Putin sia malato è ormai chiaro, in quanto confermato da fonti interne ed attendibili. Ma ecco che spunta quella tendenza a “demonizzare” il cattivo della situazione, tirando fuori leggende che però, come ben sappiamo, diventano facilmente popolari. E dunque generano traffico, sopratutto online.
Da qualche settimana si sta cercando di far passare Putin per pazzo: una condizione che non corrisponde alla realtà, ma che semplifica di molto la comprensione del conflitto. In genere lo si fa per ogni “dittatore cattivo”, al quale si cercano di attribuire disturbi, mancanze, deviazioni ed altro. Circostanze che possono essere reali, ma che travisano i fatti. In tal caso, sarebbe troppo semplice affermare che la guerra in corso sia frutto della “pazzia” di qualcuno. Ma non è così.
Putin non è un alieno, non è un super-uomo e non è neppure un’idiota. È un nazionalista, al pari del suo omologo ucraino e di tanti suoi omologhi europei, che ad un certo punto ha ritenuto plausibile la via militare. Ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. In questo si può intravedere il senso di un’unione compatta e coesa, che nonostante i diverbi tra paesi vicini non mette mano agli armamenti e non ammassa truppe un po’ ovunque.
Purtroppo il conflitto russo-ucraino è diventato un pretesto per attaccare la Russia, il suo establishment politico ed imprenditoriale, ma sopratutto Putin. Alcuni capi di stato l’hanno capito, e cercano di sfilarsi invitando a non umiliare la Russia ed i russi: ma nel mentre la guerra c’è, e l’altra arma di cui disponiamo è proprio l’informazione. E se l’informazione (tutta) trova spazio per mettere in primo piano delle voci su presunte medicine a base di sangue di mammiferi nordici, di fatto si schiera.
Ma attenzione: si schiera dalla parte ucraina, cosa che sarà anche sacrosanta, ma lo fa diffondendo balle. Condizione che perdura dall’inizio del conflitto, dal ghost of kiyv ai soldati dell’isola dei serpenti, dall’influencer attrice morta, poi sparita, poi sequestrata ed infine filorussa (con beneficio del dubbio di molti commentatori). Insomma, il conflitto non è più raccontato per quello che è, ma per ciò che vorremmo che fosse.
Il sangue che beve Putin è la ciliegina sulla torta di un’informazione che dimostra, palesemente, di essere incapace di informare seriamente.
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