Oramai ho un rapporto di odio e amore nei confronti di Google Maps. Non per questioni legate all’uso di OpenStreetMap o per le preferenze verso i software liberi ed i programmi collaborativi: semplicemente perché mi sono reso conto che il servizio offerto dal colosso di Mountain View è estremamente lacunoso, sopratutto quando aggiunge dettagli sulle mappe grazie ad algoritmi automatici.
Un primo assaggio di questi problemi l’ho provato durante un viaggio all’estero. Finché guardi la tua città dall’alto sembra tutto ok, ma poi quando inizi ad usare il servizio di routing su strade mai fatte prima scopri l’arcano. A Malta, ad esempio, seguendo il navigatore verso Marsa Scirocco mi sono ritrovato in una strada sterrata e molto stretta tra case diroccate (immaginate il timore, alla guida di un’auto a noleggio), che finiva all’improvviso in una vallata: il tutto nonostante il navigatore di Google continuasse a dirmi di proseguire.
Senza andare troppo lontano, una situazione del genere la provai anche a Savelli (precisamente qui), quando decisi di dar credito al navigatore e provare una strada che non avevo mai fatto. Pessima idea: la macchina ci passava a pena anche con gli specchietti chiusi, e ne sono uscito solo grazie alle indicazioni di un residente (che mi ha comunque indirizzato verso un’altra parallela altrettanto stretta).
Certi errori sono frequenti e ben visibili anche su Crotone. Volendo sorvolare sui problemi di renderizzazione come quello riguardante l’Esaro, che ancora oggi scompare all’improvviso, e tenendo a mente che continuano a spuntare come funghi attività fasulle e segnalazioni fittizie, c’è poi il problema delle finte strade che l’algoritmo di Google identifica guardando le foto satellitari. Ad esempio, come vedete in foto, c’è un tratto di Via Crisone, a Capo Colonna, che prosegue nel bel mezzo del nulla.
Siamo di fronte ad un doppio problema: ovviamente c’è l’errore del tracciato, ma anche quello del nome, in quanto si tratta di due strade diverse. Via Crisone è la strada che si trova a monte (sulla sinistra), mentre la parte a valle (sulla destra, che passa dalle case) si chiama Traversa Olimpia. Ad ogni modo, l’intera area deve essere stata interessata di recente da un aggiornamento dati, in quanto gironzolando un po’ sulla mappa si noteranno numerose altre strade immaginarie.
Colpa dei carafùni, dei segni lasciati dall’acqua che scorre via e scende lungo le pendenze, scambiate evidentemente come sentieri o sterrati. In altri casi invece, come quello di Via Ippostrato, il sistema ritiene più plausibile una gincana di curve, passando all’interno di una proprietà privata, ricollegandosi poi tramite un tratto dove non vi è assolutamente nulla se non prato. Potremmo continuare per ore solo rimanendo in zona, come con i fantomatici sentieri presso il lago del giglio e così via, senza spingerci in altre aree che sennò non finiamo più.
Come sono possibili tali errori? E sopratutto, come sono giustificabili? Perché un’intelligenza artificiale che compie certe sviste, arrivando a ritenere che vi sia una strada dove non c’è proprio nulla di indicato sull’immagine, è un’intelligenza artificiale che crea problemi potenzialmente a migliaia di persone.
A questo punto non resta che continuare a segnalare e modificare tali mappe. Anche se ogni tanto mi chiedo a cosa serva, dato che poi, puntualmente, viene sempre rimescolato tutto e siamo punto ed a capo.
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